La corsa al Mondiale 2026 si accende anche fuori dal campo, tra ricorsi ufficiali, polemiche e accuse pesanti. La Nigeria non si arrende all’eliminazione e prova a riaprire i giochi puntando sui regolamenti FIFA.
La Nigeria non si arrende e rilancia la propria corsa verso il Mondiale 2026 passando dalle aule della FIFA. Dopo l’eliminazione maturata ai calci di rigore contro la Repubblica Democratica del Congo nel ripescaggio africano, la Federazione nigeriana ha presentato una protesta formale chiedendo di essere reintegrata nella corsa mondiale.
Al centro del ricorso, una presunta violazione dei regolamenti sull’eleggibilità dei calciatori schierati dai congolesi.

Il motivo del ricorso della Nigeria
Secondo la dirigenza dei Super Eagles, la Repubblica Democratica del Congo avrebbe utilizzato tra sei e nove giocatori non pienamente idonei, molti dei quali in possesso di passaporti europei e con percorsi internazionali giudicati poco chiari. La Nigeria sostiene che alcuni di questi atleti non avrebbero rispettato i requisiti FIFA relativi al cambio di nazionalità sportiva o alle presenze precedenti con altre selezioni giovanili e maggiori.
Un’accusa pesante, che se confermata potrebbe ribaltare l’esito dello spareggio e riaprire scenari finora considerati chiusi.
Repubblica Democratica del Congo-Nigeria com’era andata sul campo
Il campo, però, aveva raccontato una storia diversa. Dopo l’1-1 complessivo tra andata e ritorno, sono stati i rigori a premiare i Leopardi congolesi, capaci di mantenere i nervi saldi dal dischetto e di estromettere una Nigeria ricca di talento e aspettative. Una sconfitta dolorosa per una selezione che può contare su stelle di primo piano come Victor Osimhen e Ademola Lookman, protagonisti in Europa e simboli di una generazione che sente il Mondiale come un passaggio obbligato.
Un posto nel ripescaggio intercontinentale per il Mondiale 2026
Grazie a quel successo, la Repubblica Democratica del Congo si è qualificata al playoff intercontinentale, dove attende la vincente tra Nuova Caledonia e Giamaica. Lì si assegnerà l’ultimo posto disponibile per la rassegna iridata del 2026: l’ultima spiaggia per l’ultima rappresentante africana rimasta in corsa.
Proprio questo rende la protesta nigeriana ancora più delicata, perché un eventuale ribaltamento della decisione avrebbe effetti a catena sull’intero percorso di qualificazione.
La denuncia del CT della Nigeria
A rendere il clima ancora più teso, ci sono stati anche episodi extra-campo. Durante la gara di ritorno, il commissario tecnico della Nigeria aveva denunciato presunti riti voodoo effettuati sulla panchina congolese nel corso dei calci di rigore, un’accusa che ha fatto discutere e che testimonia quanto la tensione fosse alta in un confronto decisivo.
Attesa la decisione della FIFA
Ora la parola passa alla FIFA, chiamata a valutare documenti, regolamenti e precedenti. La Nigeria rivendica il diritto a un posto nel playoff mondiale, forte della propria tradizione e del valore tecnico della rosa. In attesa del verdetto, resta l’immagine di una potenza africana che non vuole restare a guardare il Mondiale da casa e che prova a giocarsi fino in fondo, anche fuori dal campo, la sua ultima partita verso il 2026.






