Diritti tv, la richiesta dell’Agcom a Dazn: dovrà farlo per forza

Diritti tv, la richiesta dell’Agcom a Dazn: dovrà farlo per forza. L’Autorità garante delle comunicazioni ha lanciato un monito alla piattaforma streaming

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Diritti Tv Dazn (Foto: Getty)

Il passaggio da Sky a Dazn è stato traumatico un po’ per tutti. Le difficoltà di ricezione del segnale, unite alle falle della connessione internet in Italia, hanno trasformato per ora l’esperimento in un incubo. Il tentativo di accomunare il nostro paese agli altri europei (vedi Germania), per ora è miseramente fallito. Se da quelle parti infatti il prodotto è fruibile senza intoppi, da noi ci sono problemi anche nelle grandi città. La partita sui diritti tv è stata giocata principalmente con lo scopo di raccogliere la migliore offerta economica, ma poco ci si è preoccupati del servizio offerto. A parità di connessione streaming, ad esempio, sembra procedere molto meglio Amazon Prime, che dispone delle migliori gare della Champions League (ieri Inter-Real Madrid). Evidentemente, quindi, al di là dell’arretratezza delle nostre linee, qualcosa non funziona anche a livello di broadcast.

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Diritti tv, la richiesta dell’Agcom a Dazn: deve migliorare il servizio offerto

Diletta Leotta Dazn
Diletta Leotta (Foto: Getty)

Per affrontare l’argomento è stata tirata in ballo anche l’Agcom, l’Autorità garante per le comunicazioni. Nella Commissione di vigilanza alla Camera, il presidente Giacomo Lasorella ha affermato: “Serve uno standard di qualità e verificare se c’è la possibilità di utilizzare un meccanismo alternativo per le zone in cui la rete non arriva e non ce la fa“. Le dichiarazioni, riportate da ‘La Repubblica’, fanno seguito al dibattito sui dati di ascolto. Una discrepanza piuttosto grande è stata riscontrata tra i dati forniti da Dazn e quelli di Auditel. La piattaforma ha infatti comunicato che per la terza giornata sarebbero stati 1 milione e 622 mila gli italiani alla visione di Napoli-Juventus e oltre 1,3 milioni per Milan-Lazio. Rispetto ai dati ufficiali c’è una differenza del 38% (in più). Non a caso l’Agcom ha sottolineato come sia necessario evitare questa sovrapposizione, web e tv devono essere considerate in maniera divisa. Un aspetto non secondario visto che dai dati d’ascolto dipendono anche i costi delle pubblicità e anche il prezzo degli abbonamenti venduti.

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