Wayne Rooney, confessione shock: ora rischia una durissima squalifica

L’ex capitano del Manchester United e della nazionale inglese Wayne Rooney ha rilasciato una dichiarazione che ha destato grande scalpore ma che ora rischia di costargli carissima

Che nel campionato inglese non si scherzi con la forza fisica e qualche intervento scivolato è risaputo. Si chiama calcio all’inglese per questo, e non è un modo di dire.

Wayne Rooney
Wayne Rooney, prima stagione da allenatore al Derby County (Getty Images)

Così come è noto che in alcuni club inglesi esista una vera e propria scuola di pensiero sul come irretire il gioco degli avversari con un atteggiamento particolarmente aggressivo e violento. Uno dei capostipiti di questo genere modalità di gioco era il Manchester United di Alex Ferguson.

La confessione di Wayne Rooney

Nel corso di una lunga intervista a Sky Sport, nella quale ha raccontato alcuni aneddoti riguardanti la sua lunga carriera, Wayne Rooney, capitano del Manchester United che dominò la scena per molti anni, ha raccontato della feroce rivalità tra i Red Devils e il Chelsea e di una scelta, quantomeno, discutibile. Quella di entrare in campo con dei tacchetti di metallo.

Per anni Rooney ha utilizzato scarpe di fattura moderna ma con una tacchettatura vecchio stile: tacchetti lunghi o corsi a seconda della condizione del manto di gioco. I tacchetti di metallo sono ormai considerati fuorilegge: ma spesso capita che gli arbitri non controllino. Altre volte, e questo fu rivelato anche da alcuni giocatori inglesi, succedeva che all’appello i giocatori si presentassero con le scarpe regolamentari per l’ispezione. Ma che poi cambiassero i tacchetti al momento di entrare sul terreno di gioco.

“Volevo fargli male”

Wayne Rooney che oggi è allenatore del Derby County, l’ex squadra di Stefano Eranio, ancora un idolo da quelle parti, ha raccontato che nel match contro il Chelsea giocato il 29 Aprile 2006, decise scientemente di indossare scarpe con i tacchetti in metallo con l’intenzione di giocare duro, possibilmente di far male a qualcuno.

A farne le spese fu John Terry, il capitano dei Blues: “Terry lasciò il campo in stampelle, con un buco nel piede. A fine gara andai a visitarlo. Qualche settimana dopo gli chiesi di restituirmi il tacchetto che gli era rimasto conficcato nella ferita”.

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Wayne Rooney e John Terry
Wayne Rooney e John Terry insieme in Nazionale qualche anno dopo questo episodio (AP LaPresse)

Ina dichiarazione pesantissima che ha scatenato polemiche virali sui social e che ora rischia di costare una squalifica all’ex giocatore. Perché il regolamento della Football Association, sotto questo aspetto è chiaro. Ed è rigidissimo anche per gli ex giocatori che confessino comportamenti scorretti, antisportivi o frodi. Anche se si tratta di partite giocate anni fa. Se il tesserato è ancora in qualche modo in attività rischia la squalifica.

Rooney ha spiegato che la partita la decisiva, ma solo per il Chelsea: “Gli bastava un punto per festeggiare il titolo e non lo sopportavo. I miei non erano tacchetti adatti al mio tipo di gioco, non mi piacevano. ma di giocare bene in quella partita non mi fregava assolutamente nulla. Volevo far male a qualcuno e rovinargli la festa”.

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In effetti John Terry festeggiò il titolo,  dopo una vittoria per 3-0, in stampelle. La Football Association ha immediatamente aperto un’inchiesta chiedendo a Wayne Rooney chiarimenti su queste dichiarazioni.

C’è un anche precedente. Le cinque  giornate di squalifica comminate all’ex capitano del Manchester United Roy Keane, quando nella sua autobiografia scrisse di avere fatto male volontariamente al centrocampista del Manchester City Haaand in un derby del 2001.

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