Gianluca Vialli come sta? Il nuovo anno comincia con novità importanti

Gianluca Vialli come sta? Il nuovo anno comincia con novità importanti: il campione è ancora ricoverato nella clinica di Londra

Un paio di settimane fa l’annuncio ufficiale, perché sparire improvvisamente alla vista di tutti avrebbe suscitato domande e dubbi. Così Gianluca Vialli ha fatto sapere di essere costretto a fermarsi perché il tumore al pancreas scoperto cinque anni fa era tornato a tormentarlo.

Gianluca Vialli come sta
Gianluca Vialli come sta (Sportitalia.it)

Da allora è cominciata una nuova partita, quella per la vita. L’ex campione di Cremonese, Sampdoria e Juventus, oltre che della Nazionale, è tornato al Royal Marsden Hospital di Londra dove era già stato nel 2017.

Qui è seguito dal celebre oncologo David Cunningham (grande tifoso del Chelsea che lui ha conosciuto come giocatore e allenatore) e dal suo staff. Gli stessi che l’avevano preso in cura la prima volta quando c’erano state le avvisaglie della malattia e che hanno fatto comprensibilmente calare il silenzio sulle sue condizioni.

Da quando Vialli è entrato in ospedale, non ci sono mai state comunicazioni ufficiali né bollettini da parte della struttura sanitaria per un ovvio tacito accordo con la famiglia. Così fino ad oggi i tifosi si sono affidati alle sensazioni e hanno aspettato segnali per capire cosa stava succedendo e quali speranze coltivare.

Gianluca Vialli come sta? Le ultime notizie direttamente dall’ospedale londinese

Quali sono quindi le ultime notizie sulla salute di Gianluca Vialli? Come spiega il Secolo XIX, le sue condizioni al momento rimangono stabili, pur nella loro gravità, e questo può essere interpretato come un segnale incoraggiante. Nessuno nega il momento delicato, ma il campione sa di avere al suo fianco moltissimi che fanno il tifo.

Proprio di fronte all’ospedale londinese nei gironi scorsi è apparso uno striscione del Sampdoria Club of England: “Forza Luca!”. Poi lo stesso gruppo ha scritto parole di sostegno anche sulle pagine social che lo rappresentano: “Forza Gianluca! Tutti i tifosi del Sampdoria Club of England sono con te. Noi ti amiamo e ti adoriamo!”.

Gianluca Vialli, Massimo Mauro e Michel Platini
Gianluca Vialli, Massimo Mauro e Michel Platini (Sportitalia.it)

Le stesse parole che hanno speso nei giorni scorsi e stanno consegnato ai social ex compagni di squadra e di Nazionale. Come Walter Zenga: “Forza Luca… Ti stringo la mano come facevamo in Nazionale. Uniti sempre”, è la dedica dell’ex portiere dell’Inter, protagonista di tantissime sfida contro di lui e al suo fianco. L’immagine è un dettaglio del suo guantone che stringe la mano nuda di Vialli, molto più di un simbolo.

Lui non è ancora partito per Londra, come invece ha fatto nei giorni scorsi un altro grande amico di Vialli, Massimo Mauro, che con lui ha anche dato vita ad una Fondazione benefica per lottare contro il cancro e la Sla. Poi c’è la famiglia: la mamma 87enne, i fratelli del campione, la moglie che è un ex modella sudafricana oggi arredatrice con le due figlie.

Gianluca Vialli e la scoperta della malattia: aveva raccontato tutto in un libro

La scoperta della malattia era stata una mazzata per Gianluca Vialli e lui l’ha raccontata 4 anni fa nel libro ‘Goals’. Un sunto è stato riproposto recentemente dal quotidiano Domani. “Mentre facevo con la mia fisioterapista un certo esercizio per i glutei, ho sentito una fitta alla gamba, come se avessi un cane che mi mordeva il polpaccio. Nervo sciatico, mi hanno detto, niente di cui preoccuparsi. Forse no, ma ho passato sei settimane senza quasi riuscire a dormire, ho perso peso e buon umore”.

In realtà c’è stato bisogno di una risonanza per scoprire un’ernia sopra al nervo. Così ha affrontato l’operazione per rimuoverla pensando di risolvere tutto e invece i dolori continuavano.

Gianluca Vialli
Gianluca Vialli, il racconto della malattia (Sportitalia.it)

Una notte, i primi crampi allo stomaco, vomito e la voglia di non mangiare più. “La risposta me la dà la risonanza magnetica: ferma tutto, Luca. Hai un cancro al pancreas. Quando me lo dicono io ancora non lo so che è uno dei più gravi, ma lo capisco da come il dottore soffia le parole fuori dalle labbra: ‘Ci sono buone possibilità’. Buone possibilità di cosa? Mi chiedo. E, quando lo capisco, io che fino a quel momento della mia vita da atleta non sapevo niente di malattie, biopsie, pet-scan, di linfonodi e liquidi di contrasto, mi sento perduto”.

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