Il fatto che sia iniziata la settimana sanremese non deve distogliere l’attenzione dal fatto che sia iniziata la settimana sanremese. So che a molti fotte nulla, ma una volta all’anno va così: due grandi passioni di noialtri italiani – calcio & canzonette – si incastrano in quella che dagli estimatori viene definita “settimana santa”. Chi, al contrario, piuttosto che seguire Amadeus si farebbe un’insalata con la cicuta resterà concentrato solo sul pallone e magari sul derby dell’altro giorno (diciamo che se sei un tifoso del Milan e odi Sanremo questo non è certamente il tuo momento migliore).
Il Milan perde – e male – il confronto cittadino. Il secondo dopo la Supercoppa. Una sconfitta che va ben oltre l’1-0 del campo, assai condizionata dal 3-5-2 iniziale – in realtà 5-3-2 – che ha snaturato i rossoneri e li ha trasformati in spettatori non paganti e parecchio sofferenti. Ecco, il Milan inedito messo in campo da Stefano Pioli è parso il pugile all’angolo, quello che può sopravvivere solo grazie a un colpo di fortuna che, infine, non è arrivato.
Il dato di fatto è che quella, la fortuna, devi anche meritartela e al momento i rossoneri sono troppo slegati tra loro per convincere buona sorte e pubblico. E quindi sì, Pioli è in evidente difficoltà, ma quando arrivi a castrare te stesso – la tua idea di calcio – e comunque i risultati sul campo sono gravemente insufficienti, significa che non è solo una questione tattica, semmai di spogliatoio che non “tiene” più.
Il Milan funzionava alla grande perché tutti credevano di essere più forti di quel che sono in realtà e questa “splendida illusione” era frutto del gran lavoro di Pioli. Questo lavoro andava agevolato, aiutato, sorretto da un mercato fatto di giocatori pronti, non di nuovi ragazzini da svezzare. Per restare ai “cugini”, sarebbe bastato un Mkhitaryan in più, ma anche solo un Acerbi: vecchietti dal costo irrisorio e nessun tipo di “spendibilità futura”, ma anche capaci di accrescere il valore dei giovanotti al loro fianco. I giovanotti del Milan, al momento, non sanno minimamente a chi appoggiarsi. E allora no, il problema non è Pioli – il cui limite semmai è non aver “preteso” esperienza dal mercato e dai suoi datori di lavoro – ma chi non lo ha sorretto e, così facendo, ha costretto il Milan a un preoccupante salto indietro nel tempo: al minuto 87 di Milan-Roma i rossoneri avevano 39 punti, un mese dopo ne hanno 38.
Per quanto riguarda l’altra sponda del Naviglio, tocca dire quattro cose velocissime.
1. L’Inter gioca un bel calcio. Non “straordinario”, perché quello lo abbiamo visto a novembre/dicembre 2021, ma bello certamente sì. La squadra corre, si sacrifica, tutti sanno quello che devono fare, non esistono pendine non inquadrate nel sistema tattico di Inzaghi (salvo un paio di casi). L’Inter è una squadra fatta e finita, soprattutto in grande crescita fisica e in termini di consapevolezza. Il merito va a tutti coloro che si sono messi a disposizione dopo un inizio di stagione che a definirlo scadente gli fai un complimento. Il merito – consentitecelo – è anche e soprattutto di un tecnico che ha visto il precipizio ed è riuscito a evitarlo con il lavoro, la collaborazione (di società e giocatori) e l’unità d’intenti. Non basterà per vincere il campionato e questo resterà certamente un clamoroso rimpianto, ma un gruppo così in palla nel mese più importante della stagione – sì, arriva la Champions – è certamente una gran bella notizia.
2. Complimenti al pubblico nerazzurro. E questa è tutto tranne che piaggeria. In tempi antichi il tifoso “tradito” avrebbe colpito al cuore del giocatore in fuga (sì, stiamo parlando di Skriniar), gli oltre 70mila del Meazza hanno abbozzato, consapevoli del fatto che l’assalto all’ex capitano sarebbe stato un atto di puro masochismo. Bravissimi.
3. Il primo punto conquistato a partire dal 2/2/23 vale il riscatto obbligatorio di Asllani da parte dei nerazzurri. Riscatto graditissimo.
4. Ci sono giocatori che sentono il peso delle responsabilità e altri che le pretendono: Lautaro Martinez e la fascia da capitano sono come il latte e il cioccolato.
E a proposito di cose che funzionano in coppia, che dire di Osimhen e Kvara? L’atto di generosità del georgiano – assist al bacio per il 3-0 di La Spezia – è la riprova che questa squadra funziona perché nessuno ragiona solo per se stesso. È tutto piuttosto clamoroso e lo è al di là dei numeri: il Napoli ha ammazzato il campionato e questo è già straordinario, ma lo è ancora di più se si pensa a quel che si diceva l’estate passata. Si parlava della squadra di Spalletti come probabile esclusa da un posto Champions, oggi – senza temere di passare per matti – si può citare il Napoli come credibilissima contendente alla vittoria della Champions stessa. E direi che non c’è altro da aggiungere.
Anzi sì, ancora una cosa: il fatto che si celebri Osimhen come “calciatore illuminato” perché va a scusarsi dopo aver tirato un missile addosso a un tifoso presente sugli spalti dice molto della maturità del ragazzo, ma anche della considerazione che abbiamo dei calciatori e della loro educazione. Osimhen ha fatto una cosa normale, speriamo che anche tutti gli altri decidano di scendere dai loro piedistalli.
Una cosa sulla Juve. Anzi no, su quel che si dice a proposito del nostro calcio. “Bisogna stare attenti a cosa si decide perché altrimenti viene giù tutto”. Ecco, il sistema è arrivato a un passo dal fallimento proprio perché negli ultimi anni abbiamo fatto finta di non vedere e ce ne siamo fottuti allegramente. La soluzione non è “lasciar passare” e non è neppure “accanirsi contro i bianconeri”: la soluzione è punire tutti coloro che hanno contribuito a massacrare il nostro calcio, ovviamente ognuno a seconda delle proprie responsabilità. Questa cosa ci costringerà a ricominciare da zero? Beh, nel caso, decisamente meglio ricostruire una casa a partire dalle fondamenta piuttosto che mettersi a rabberciare orrende macerie.
Ultime tre considerazioni lampo:
1. Se volete godere con il calcio, guardatevi il Brighton di De Zerbi: non riuscirà ad arrivare in Champions perché chi sta davanti ha risorse e potenziale troppo superiore, ma vedere quello che è stato in grado di costruire siffatto tecnico in così pochi mesi è splendido.
2. E se Gattuso tornasse prestissimo ad allenare? Occhio ai rumors provenienti dal sud Italia…
3. Minchia, Sanremo.