Inter, è il giorno X (e occhio al futuro di Inzaghi…). Milan, l’atteggiamento di Leao e quello di Maignan. Juve, guai a sottovalutare Allegri. Attenzione, arriva la nuova Supercoppa!

Partiamo da una piccola ma doverosa puntualizzazione: amici portoghesi, vi siete dimenticati il mandolino e questa cosa è molto grave. 

Cioè, avete visto come gli amici lusitani hanno presentato Porto-Inter di questa sera? C’è quest’immagine straordinaria con la pizza, la Vespa, il pizzaiolo con il baffo nero… Ma si sono dimenticati il mandolino. E il sole. E la mamma. Non ci siamo: le cose o si fanno bene o non si fanno. Fine del preambolo.

Ma c’è poco da ridere ché questa sera l’Inter si gioca molto. Anzi, quasi tutto. Perché andare ai quarti di Champions significa prestigio, certo, ma significa soprattutto evitare che i cugini del Milan ti dicano “noi ci siamo e voi no, pirletti” e significa anche mettere in tasca una ventina di milioni che sono oro colato, e significa anche alleviare la pressione mediatica, inevitabilmente altissima dopo la mazzata di La Spezia. L’ennesima, tra l’altro. Ecco, sì, la partita di questa sera è decisiva per l’Inter e lo è soprattutto per il suo allenatore, Simone Inzaghi, per molti già trombato e se non è così, beh, poco ci manca.

Ora, quante colpe ha il tecnico per queste otto sconfitte in campionato? Molte, del resto è l’allenatore mica per caso. Quante responsabilità ha nello specifico per il ko di venerdì scorso? Mah, qualcuno dirà “moltissime”, ma è anche vero che per tirare 27 volte e non fare gol ci vuole tanto impegno. È vero, la faccenda del rigorista più o meno improvvisato pesa sul tecnico, ma dire che questa squadra sia senza motivazioni (27 tiri!), senza condizione (cazzata) e totalmente allo sbando ci sembra francamente un’esagerazione.

La verità è che a questa squadra manca qualcuno che sappia sparigliare le carte quando l’avversario si rintana nella sua area, un Kvaraskhelia, tanto per citare il migliore in serie A in questo momento.

(Ammazza che gol che ha fatto il georgiano. E se il paragone con Maradona è certamente ancora blasfemo, il fatto che questo 22enne si possa certamente indicare come uno dei giocatori che da esordiente ha avuto il maggior impatto sul nostro campionato è fuori discussione).

Ma dicevamo dell’Inter. Le chiacchiere stanno a zero, così come ogni tentativo di difesa strenua del gruppo: il passaggio del turno che fino a due mesi fa sarebbe stato un “di più”, oggi è indispensabile per evitare che la stagione precipiti. 

Poi toccherà ragionare anche su un gruppo di lavoro composto da un eccesso di giocatori “con la valigia” e, forse, troppo poco responsabilizzati. Sono gli stucchevoli effetti collaterali del modernissimo calcio: giocatori che un anno ci sono e l’anno dopo boh, giocatori che alla prima difficoltà non pensano alla maglia, semmai alla scappatoia. Ecco, questa sera l’Inter deve affidarsi ai veri innamorati del nerazzurro, pochi o tanti che siano. Metteteci il cuore e servitegli ‘sta pizza.

Il Milan il turno lo ha già passato e lo ha fatto giocando una partita sontuosa a Londra. Poi è tornato il problema “di campionato”, quello di una squadra che fatica a mettere insieme due prestazioni allo stesso livello. In quei casi si chiede uno sforzo ai potenziali campioni: ieri Maignan ha fatto ampiamente il suo dovere, Theo decisamente meno, Leao per niente. Il portoghese non è in forma e può capitare, l’atteggiamento invece non è accettabile. È vero, il nuovo modulo non lo agevola, ma quelli bravi emergono nelle difficoltà, non si mettono a fare i capricci. 

Diamo un’occhiata alla zona Champions:

Inter (sconfitta) 50

Lazio (pareggio) 49

Milan (pareggio) 48

Roma (sconfitta) 47

Atalanta (sconfitta) 42

Lo straordinario ritorno del “ciapa no” dice due cose: 

1. Tutti i tecnici dicono “la qualificazione alla prossima Champions è la cosa più importante”, ma non sembra.

2. Pensare che la Juve sia fuori dai giochi è un errore che nessuno spogliatoio si può permettere. Ora i bianconeri sono a 38 ma potenzialmente a +5 sulla quinta in classifica. Guai a snobbare Allegri, guai.  

Attenzione attenzione! Arriva la nuova Supercoppa Italiana, il trofeo che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo (si fa per dire). E infatti se lo sono reinventato. A partire dalla prossima stagione addio alla finale secca, benvenuto quadrangolare in Arabia Saudita con le prime due classificate del campionato e le finaliste della Coppa Italia. Il motivo di questa decisione è molto romantico: la volontà di allargare a più squadre la possibilità di giocarsi un trofeo e gioire con i propri tifosi. Non è vero, sono i soldi.

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