ESCLUSIVA SI Papà Miretti: “Allegri lo sprona. Cercava il gol, in Italia c’è fretta”

Quando chiamiamo il padre di Miretti, Livio, lui ci risponde con fare gentile, avvisandoci che il tempo non è molto: "A momenti Fabio sarà qui: non vedo l'ora di fargli i complimenti". Ma come? Per il primo gol in Serie A, la sua famiglia ha aspettato tanto per congratularsi? "Gli abbiamo scritto solo per messaggio, non lo disturbiamo mai" – spiega lui prontamente. 

E' proprio questo uno dei passaggi chiave dell'intervista che il genitore del match-winner di Fiorentina-Juventus ha rilasciato in esclusiva per SPORTITALIA. A conferma di quanto lo stesso Miretti (Fabio) disse in una intervista post-partita a Sky, dopo il suo esordio da titolare contro il Venezia, nel maggio 2022: "Mamma e papà non sono mai stati oppressivi e questo è stato importante per me". Sostegno, fiducia, ma anche i giusti spazi e nessuna aspettativa che potesse gravargli sulle spalle: questo uno dei segreti del centrocampista bianconero, che domenica sera ha realizzato il suo primo gol con la Vecchia Signora.

Come avete festeggiato questo momento?

"Ci siamo commossi, aspettavano tutti questo gol e devo dire che lo aspettavamo anche noi. Perché li ha sempre fatti: dalle giovanili ad oggi non aveva mai passato un anno senza segnare. Mi sembrava strano".

Allegri lo ha "chiamato" questo gol, nella conferenza della vigilia. 

"Sì, il mister lo sprona. Vedendolo negli allenamenti penso che sappia bene che la porta lui la 'veda'. Magari giocare a vent'anni in una squadra come la Juventus è diverso e dunque ci sta che ci abbia messo un po'. Poi sta crescendo in una Juve diversa da quella di 5-6 anni fa. In Italia si sa, abbiamo tutti fretta (ride, n.d.r.)".

Da poco Fabio ha tagliato il traguardo delle 50 presenze in prima squadra.

"Provo grande orgoglio per lui. E' arrivato dal settore giovanile dove ha fatto tutta la trafila da quando aveva 8 anni. Ha fatto una grande scalata e c'è grande soddisfazione per questo". 

Non è il primo giovane lanciato e valorizzato da Allegri: lo fa crescere nel modo migliore, il mister? 

"Su Allegri non posso dire niente, anche nella veste di padre sono davvero contento: i giovani li sta lanciando eccome. Fabio sta facendo gavetta e Allegri usa il bastone e la carota con lui. Lo tratta bene, lo spinge quando deve e lo 'cazzia' quando serve. Crescerà. E aggiungo una cosa".

Prego.

"Come testa è già cresciuto e devo dire grazie alla Juve su questo, più che a noi stessi genitori, perché lo hanno fatto crescere loro per davvero da quando ha lasciato casa".

Ed arriviamo qui ad un aspetto che lo stesso Fabio ha sottolineato: di voi ha detto che non siete stati, come tanti, dei genitori oppressivi. Conferma?

"Sicuro! Mai detto qualcosa o spinto perché facesse una cosa piuttosto che un'altra. Già da quando era piccolo".

Ci spieghi.

"Le faccio un esempio. Non ho mai pensato: "Chissà, magari un domani arriverà ad alto livello". Lo abbiamo sempre trattato come un qualsiasi ragazzino che va a fare sport. Il percorso se lo è creato lui, noi spingevamo sulla scuola, come giusto. Quello che potevamo fare lo abbiano fatto". 

Va bene, non gli ha creato pressioni, ma da tifoso avrà pensato vedendolo giocare: "Ok, questo è forte davvero"?

"Beh, questo sì. Gli vedevo fare i tornei all'estero da piccolino e trovavi gente più strutturata e preparata, magari più grande. Eppure le giocate che faceva lui non mi spiegavo da dove gli arrivassero. Forse dalla Play Station (ride, n.d.r.)".

In famiglia siete tutti juventini: ma di quei messaggi ricevuti da Marchisio, se ne sarà 'vantato' con lei, la prima volta?

"Su quel lato lì non dice nulla. Pensi che l'ho scoperto anche io domenica sera sentendolo in tv. Le racconto un aneddoto".

La ascolto.

"Una volta incontrai Marchisio fuori da una pizzeria a Torino. Fabio aveva appena finito di giocare con la Primavera. Gli dico: "Buonasera Claudio lui è Fabietto" e gli parlo di lui, che faceva un po' la spola fra Primavera e prima squadra. E lui disse qualche parola d'incoraggiamento: "Continua così, abbiamo bisogno di giovani". Però poi nel tempo Fabio non mi ha mai detto nulla del resto (ride, n.d.r.). Ha i piedi per terra, per lui sono cose normali, non è come per noi tifosi".

Marchisio è uno di quelli cui si è ispirato?

"Ce ne sono tanti. Da piccolo il suo ex allenatore lo chiamava 'Nedved' per la pettinatura e per il modo di correre: si faceva i capelli come Pavel. De Bruyne ed i giocatori come lui gli sono sempre piaciuti. Ma gli piaceva anche il basket".

Le ha mai detto di pensare di giocare a basket, anziché a calcio?

"No, è sempre stato convinto con il calcio. 'Farò il calciatore' è una frase che mi ripeteva  da quando aveva 5-6 anni. Tanti si sono persi nonostante la convinzione, non era facile". 

Quali sacrifici ha, o avete, dovuto fare per arrivare fin qui?

"Come dicevo da questo punto di vista non penso che come genitori abbiamo dovuto fare molto, perché la Juventus ha pensato alla sua crescita. L'anno del diploma è stato il più difficile, perché abbiamo insistito sull'importanza di finire gli studi ed in quel periodo non era facile con le partite e gli allenamenti, per lui".

Cosa gli dirà di persona?

"Gli dirò bravo e che si vedeva che era diverso nelle ultime partite. Deve continuare a crescere, step by step".

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