Pedullà: “Inter, che affare hai fatto!”

Ammazza che Calha! L’attesa di (e per) Zielinski. Quando un Saladini devasta la Calabria

Hakan Calhanoglu, l’ex trequartista che accende la luce in regia e ti lascia una lampadina in omaggio per qualsiasi evenienza. Hakan Calhanoglu, quello che – quando passò dal Milan all’Inter – venne etichettato come un trasferimento banale, normale, quasi ininfluente. La motivazione: incostante, spesso inconcludente, talvolta irritante. Non tenendo conto di un particolare che fa sempre la differenza: un parametro zero è sempre un boccone prelibato, male che vada perdi i soldi dell’ingaggio ma sei pronto a realizzare una plusvalenza. In fondo, la verità è un’altra: quell’operazione è stata un affare con pochi precedenti. I detrattori di Calha, spesso invidiosi e pronti a sparare sentenze senza un perché, sono stati rispediti al mittente con gravi perdite. Il signor Hakan è al comando del vapore, non sbaglia una partita: gli avevano detto “sei incostante”, ora dovrebbe esse lui a rispondere “siete incompetenti”, ma non ne vale la pena. Famoso per le sue specialità a bocce ferme, le punizioni sotto l’incrocio o i rigori imprendibili, strada facendo il repertorio è diventato molto più vasto. Il passaggio per Damian, che ha consentito all’Inter di sbloccare a Bergamo, è un capolavoro assoluto, un dipinto favoloso, un colpo di biliardo dentro uno spazio ristrettissimo, ci sarebbe da spellarsi le mani per un’ora di fila in modo da scaricare l’applausometro. I fenomeni da social, quelli che spopolano con quattro o cinque account finti, avevano sentenziato che sarebbe stata una follia sostituire Brozovic con Calhanoglu, un salto assoluto nel buio. I folli erano loro, figli o parenti stretti dell’incompetenza.

Si chiama diritto di precedenza. È quello che Piotr Zielinski vuole dare al Napoli, con un senso di appartenenza più unico che raro. Il suo contratto è in scadenza a giugno, potrebbe già strizzare l’occhio a qualcuno dando appuntamento al prossimo gennaio per le firme. Non l’ha fatto, almeno oggi è così. La scorsa estate c’erano i venti di Arabia che spiravano, a condizioni che quasi nessuno avrebbe respinto al mittente. E il Napoli non avrebbe potuto competere. Piotr, invece, ha detto “no, grazie” con la convinzione di sempre che dal Maschio Angioino non si sarebbe voluto staccare. Adesso Zielinski viene accostato a chiunque, persino alla Juve a parametro zero senza che vi sia mezza traccia e molto difficilmente ci sarà. Chi farebbe una proposta vera è invece l’Inter, stregata dal talento del polacco e intrigata parecchio dalla possibilità di chiudere un altro ghiotto colpo a zero sulla scia dei vari Calhanoglu e Mkhitaryan. Ma l’Inter in queste settimane neanche prova ad avvicinarsi, sa che Zielinski ha dato la precedenza al Napoli e non vuole essere “utilizzata”. Cosa significa il termine “utilizzare”? Quando stai parlando con qualcuno per mettere a posto il tuo contratto, sai che c’è un altro che vorrebbe rilanciare e quindi crei una bella asta. L’Inter ha vissuto questa scena ai tempi del rinnovo di Dries Mertens: sembrava difficile, quasi impossibile, la conferma a Napoli, l’accordo con i nerazzurri era stato imbastito, poi il dietrofront del folletto belga e il suo autografo esclusivo per De Laurentiis. Proprio per questo motivo Marotta e Ausilio non ci cascheranno più, della serie: se vuoi me, non pensare a un’altra. E fino a quando penserai a un’altra, ti consiglio di non cercare me.

Si chiama Felice Saladini, bisognerebbe stendere un triplo velo pietoso. Nel giro di pochi mesi ha sotterrato prima la Reggina e poi il Lamezia, se ci fosse un Tapiro d’Oro a vita per dirigenti o presunti tali bisognerebbe darglielo. E poi scrivere, in un documento, che chi vigila dovrebbe farlo davvero. Quella notte voleva raccontare a Sportitalia le sue verità sulla Reggina, invece ha farfugliato rispetto a qualche domanda fatta, ha collezionato bugie sulle pelle di un popolo. Non interessa il Saladini imprenditore, per il calcio era uno sconosciuto prima e sarebbe stato meglio se la sua “gloria” l’avesse cercata altrove. Non contento delle sue prodezze, ha aspettato che il Lamezia vincesse una partita con il Sant’Agata per poi annunciare la sua decisione. Se avesse avuto rispetto, avrebbe almeno evitato che il club siciliano spendesse 3 mila euro poche ore prima, quando aveva già maturato la decisione di staccare gli interruttori. Saladini ha devastato una parte della Calabria del calcio, come se non bastassero gli altri problemi. Definito un imprenditore rampante, anche tra 100 anni resterà il peggiore patron nella storia del calcio di quella regione. Ma per due motivi che esulano dalle altre “prodezze”, sia chiaro. Il primo: ha preso in giro la sua gente. Il secondo: non ha avuto il coraggio di spiegare, neanche la mattina davanti a uno specchio. Forse perché lo specchio si sarebbe rifiutato di riconoscerlo.

Change privacy settings
×