Pedullà: “Inzaghi, un anno dopo la vita alla rovescia”

Inter, lo zero e l’ex Supplente.  Thiago e Zirkzee, coppia perfetta. Bari, gli stessi errori in famiglia

 

Un anno fa di questi tempi il Professor Simone Inzaghi era considerato il principale problema dell’Inter. Della serie: se non lo cambiano presto, la squadra farà una brutta fine e non si rialzerà più. Sui social, dove si svolge ormai gran parte del “giornalismo italiano”, era una richiesta di pronto intervento senza aspettare marzo. E in tanti avevano fatto il nome di Antonio Conte, come se programmare il suo ritorno in nerazzurro fosse una pura declamazione verbale piuttosto che una spesa assurda, complicata, praticamente impossibile. Un anno dopo il Professor Simone Inzaghi viene visto come il numero uno tra i numeri uno, la sua Inter ingiocabile, in Italia non ce n’è e in Europa possono esserci margini per ripetere lo straordinario percorso dell’ultima Champions. In questo mondo senza la minima coerenza non esistono margini di manovra rispetto alla vergogna: chi aveva detto una cosa 10 o 12 mesi fa, è lo stesso che si presenta con un discorso opposto dopo poco tempo. E magari pensa che gli altri siano stupidi, un po’ scemi e di sicuro rincoglioniti perché non ricordano quanto avevano dichiarato – esattamente il contrario – non troppi mesi fa. Il vantaggio dell’Inter è anche nella programmazione, evento miracoloso se pensiamo che la proprietà naviga a vista da anni e che qualsiasi tipo di entrata dipende da un’uscita. Adesso si sta per completare il discorso dei rinnovi, non esiste necessità di fare qualcosa a gennaio, a meno che non ci sia una grande opportunità. Nel frattempo vengono seguiti – com’è noto- quei due o tre profili a zero (Djalo, Zielinski, Taremi) che possono alzare il tasso qualitativo a partire dalla prossima estate. A proposito: il mercato a zero dell’Inter, senza soldi ma organici sempre più top, è una meraviglia assoluta. Zero, un trionfo. Intanto, la domanda è: il Professor Simone Inzaghi può essere tale anche per chi lo aveva considerato al massimo un Supplente?

 

Joshua Zirkzee non è soltanto il nuovo che avanza, in fondo stiamo parlando di un 2001, ma anche la conferma di due fattori decisivi. Il primo: ci sono società, il Bologna appartiene a questa mini lista, che sanno andare alla ricerca di talenti, sapendo che si tratta di diamanti grezzi sul punto di luccicare. Il secondo: quando il tuo allenatore si chiama Thiago Motta, e non certo Pinco Pallino, hai percentuali alte – altissime – che quel diamante luccichi in tempi rapidissimi e che venga esposto in vetrina con tanti “oh” di meraviglia. Stiamo parlando della coppia perfetta. Adesso tutti si chiedono: quanti vale Zirkzee? Se vogliamo è un quesito di una banalità assoluta, ognuno può fare il prezzo che ritiene, piuttosto bisognerebbe chiedersi dove erano quelli che a giugno 2021 – quindi due anni e mezzo fa – avevano memorizzato il ritorno a casa madre (il Bayern) di Joshua dopo una non memorabile esperienza al Parma. Lì sarebbe stato bello intervenire, magari a prezzi stracciati, ora è troppo facile. Zirkzee oggi è una botta di vita: con tutto il rispetto che merita il Bologna, sarebbe bello vederlo sempre con Thiago Motta in panchina in un club che si batte per portare trofei a casa.

 

Il Napoli ha buttato a mare quasi stagione non perché abbia deciso di prendere Garcia (già un errore), ma per non aver riparato in tempo. Mazzarri ci sta mettendo tutto l’impegno di questo mondo, ma è arrivato con una sosta di ritardo. Se De Laurentiis avesse deciso di cambiare dopo la sconfitta contro la Fiorentina, il panorama sarebbe stato sicuramente migliore e il cielo senza qualche nube. Deve essere un vizio di famiglia perché anche a Bari sono accadute più o meno le stesse cose, ovviamente con le proporzioni del caso. Dopo una promozione sfumata all’ultimo secondo (lo squillo di Pavoletti, poco prima il palo di Folorunsho) chiunque avrebbe intuito che confermare Mignani sarebbe stato un errore. Meglio ancora: sarebbe stato possibile farlo, ma soltanto con la fede e la coerenza di non pentirsene alle prime difficoltà. Invece, Mignani è stato esonerato, è arrivato Marino che fin qui ha convinto poco: gli errori si pagano, soprattutto quelli che a occhio nudo e senza pensarci troppo sarebbe stato possibile evitare. A prescindere da come andrà l’interminabile maratona di Serie B.

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