Storia di una sconfitta: la rivoluzione perdente di De Laurentiis e Lotito (e Cardinale)

Delle tante storie a inizio campionato che titillavano l’immaginazione, ce n’era una che aveva una portata potenzialmente rivoluzionaria per il mondo calcio. Era la tesi sostenuta da De Laurentiis e Lotito, e anche Cardinale.

La tesi di Aurelio che aveva fatto l’annata perfetta, di Claudio che ne aveva prodotto una eccellente, e di Gerry che non aveva fatto proprio nulla di che ma essendo americano allora perché non buttarsi in una novità, era che il calcio di altissimo livello si potesse fare anche senza direttore sportivo.

Nelle manie di onnipotenza dovute a uno scudetto miracoloso, De Laurentiis aveva ritenuto che Giuntoli non avesse bisogno di sostituti, persuaso che la squadra l’avesse fatta lui e che come sempre aveva ripetuto: “Sono io l’unico insostituibile” (alla figura di Meluso del resto non è mai stato affidato alcun potere). In parte convinto da Sarri, in parte convinto dal fatto di essere sempre stato presente per ogni aspetto, Lotito pure aveva ritenuto che Tare fosse un orpello, e si potesse benissimo fare a meno non solo di lui ma della sua mansione. E infine Cardinale, illuso che il calcio fosse un parente povero degli sport americani, aveva cancellato Maldini dal presente del Milan, ritenendo che gli scout e Furlani avessero tutto il know how equiparabile ai 50 anni di Milan di Paolo.

Sembrava un azzardo, ma era sicuramente una rivoluzione da tenere sott’occhio, potenzialmente sconvolgente per gli assetti del calcio. La logica più basica suggeriva fosse un suicidio spericolato progettare una struttura sportiva così, ma dappertutto si giustificavano le decisioni con “vorrete mica saperne di più di dirigenti che fanno questo lavoro da anni?”.

E’ andata a finire che la logica più basica aveva ragione, e i tre presidenti hanno combinato un disastro.

Se Cardinale ha provato a metterci una pezza in corso d’opera chiamando poco a poco Ibrahimovic, e qualche effetto si sta vedendo; De Laurentiis invece è andato a sbatterci completamente il muso, producendo una stagione farsa allo zenit della precedente perfetta. E Lotito ha completato il quadro, con una annata in verità con Ottavi di Champions e Semifinali di Coppa Italia, ma con continui saliscendi nervosi, fino all’epilogo da Congiura dei Pazzi con tutti contro tutti e Sarri fuori.

Morale della favola: la figura del direttore sportivo è assolutamente fondamentale per gli equilibri della squadra. Non compra solo i giocatori, ma fa anche da vaso di coccio tra padroni e allenatori burberi, e in generale aiuta la tranquillità della squadra. Come Napoli, Lazio e in parte Milan abbiano commesso questo errore clamoroso di regalare questo vantaggio agli avversari, entra di diritto tra i casi da manuale dei disastri dirigenziali.

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