Paul Pogba può finalmente vedere la luce nel 2025 e lo fa in una lunga intervista a GQ France. “Prima di tutto, non vedo l’ora di giocare, è passato così tanto tempo da quando non gioco a calcio”.

Il classe ’93 dopo la risoluzione del suo contratto con la Juventus lo scorso novembre, può firmare con qualsiasi club essendo svincolato con tantissima voglia di rimettersi in gioco. “Non avrei mai immaginato di ritrovarmi libero in questo periodo della stagione. Non ho mai vissuto una cosa del genere”.
Futuro? “Oggi ci sono proposte. Arrivano da ogni dove. Voglio vedere cosa mi si addice di più. Perché sono in un periodo cruciale della mia vita e della mia carriera. È una decisione che prenderò il tempo di soppesare”. Nelle ultime settimane il nome di Paul Pogba è stato accostato ai maggiori campionati europei oltre ad alcuni club della Saudi Pro League e della MLS. Nonostante gli ultimi mesi complicati, l’ex Manchester United si dice determinato. “Mi sento come un bambino che vuole diventare un professionista. Sono tornato ad essere il piccolo Paul Pogba di Roissy-en-Brie, che lascerà il segno”.
Futuro Pogba: le dichiarazioni del francese
Estorsione? “Ho nascosto tutto di questa estorsione. Mia moglie non lo sapeva, e nemmeno i miei figli. Quando tornavo a casa dall’allenamento, dovevo recitare la parte del padre e del marito. Tenevo tutto per me. Alla fine, mi ha logorato dentro. In quel periodo ho fatto tutto il possibile per restare concentrato sul calcio, ma è diventato troppo difficile. Avevo così tante preoccupazioni che ho smesso di giocare”.
Ero un giocatore con un ruolo importante nella squadra e all’improvviso mi sono ritrovato in panchina. Non riuscivo a parlare, non c’era comunicazione. Non ero felice, e un calciatore che non è felice non può giocare bene. Sono caduto in depressione senza nemmeno rendermene conto. Perché nessuno ci insegna cos’è la depressione. Fino al momento in cui ho iniziato ad avere buchi nel cuoio capelluto. Non capivo cosa fosse. Mi è stato detto che era stress”.
Durante la squalifica? “Prendevo la palla e giocavo da solo fuori. Mi arrangiavo con quello che avevo. Ma non volevo restare a Torino. La mattina portavo i miei figli a scuola, ed era proprio accanto al campo di allenamento, che sofferenza”