Agli Internazionali d’Italia 2025 arriva un annuncio che nessun appassionato di tennis avrebbe voluto sentire: un grande addio.
C’è un momento, nello sport, in cui le emozioni si sovrappongono alla competizione, in cui il risultato conta meno delle parole che si pronunciano. E quel momento, per il pubblico degli Internazionali di Roma, è arrivato.

Non si tratta solo di una conferenza stampa, né di una semplice dichiarazione di rito. È qualcosa di più. Un saluto, un commiato, una scelta che, senza ombra di dubbio, segna la fine di un’epoca. Nella cornice carica di storia del Foro Italico, un volto familiare, uno di quelli che hanno regalato battaglie, emozioni e anche qualche polemica, ha annunciato che quella del 2025 sarà la sua ultima volta sul centrale di Roma da giocatore.
Si ritira, carriera finita per il tennista molto amato
Fabio Fognini ha scelto proprio il suo torneo, quello di casa, per mettere un punto a una carriera che, tra alti e bassi, resta tra le più significative del tennis italiano moderno. “Questo sarà il mio ultimo Roma,” ha detto con un sorriso malinconico, ma anche con la lucidità di chi sa quando è il momento giusto per fare un passo indietro. “Voglio fare spazio ai giovani” ha aggiunto, lasciando intendere che dietro questa decisione non c’è solo il peso degli anni o la classifica che non brilla più, ma anche un profondo senso di responsabilità verso le nuove generazioni.
Oggi numero 107 del mondo, Fognini esordirà giovedì 8 maggio contro l’inglese Jacob Fearnley, numero 57 del ranking. Un match che, inevitabilmente, avrà un sapore diverso. Perché ogni punto giocato sarà accompagnato da un pensiero: sarà questo l’ultimo diritto a Roma? L’ultimo rovescio incrociato sul Pietrangeli? L’ultimo applauso del pubblico romano, che lo ha sempre amato, anche nei momenti più spigolosi della sua carriera?

Per capire il peso di questo addio, basta guardarsi indietro. Fabio Fognini è stato molto più di un semplice numero uno d’Italia. È stato un simbolo, nel bene e nel male. Irrequieto, geniale, imprevedibile. In grado di far impazzire i tifosi, sia per colpi spettacolari sia per qualche eccesso verbale di troppo. Ma soprattutto, è stato un vincente. Nove titoli ATP, tra cui spicca quel trionfo leggendario a Montecarlo nel 2019. Una corsa folle in cui eliminò, tra gli altri, Rafael Nadal in semifinale, prima di sollevare il trofeo battendo in finale Dusan Lajovic. Una vittoria che, ancora oggi, resta una delle pagine più belle del tennis italiano maschile nell’era moderna.
Fognini ha sempre avuto un rapporto speciale con Roma. Il pubblico lo ha coccolato, anche quando sembrava tutto in salita. Ha sempre sentito il calore del tifo, l’affetto delle persone, anche nei momenti in cui il suo tennis sembrava tradirlo. Per questo, dirgli addio qui, nel luogo che più di tutti rappresenta la passione italiana per il tennis, ha un valore simbolico enorme. Non è solo la fine di un percorso professionale: è la chiusura di un capitolo di sport, con tutte le sue sfumature, le sue luci e le sue ombre.
Ora, lo sguardo di Fognini si sposta sul futuro. Magari la voglia di restare legato al tennis in altre forme, forse nel ruolo di guida per quei giovani ai quali oggi vuole lasciare spazio. Perché sì, il tempo passa, ma certi talenti non si dimenticano. E se è vero che il suo gioco aveva il fuoco dentro, allora è probabile che quel fuoco bruci ancora, in altri modi, in altri contesti. Intanto, però, ci resta Roma. Un’ultima volta. Un’ultima emozione. Perché con Fognini, fino all’ultimo colpo, non è mai stato solo tennis. È sempre stato qualcosa di più.