Roma ha riabbracciato il suo campione. Jannik Sinner è tornato ufficialmente in campo agli Internazionali d’Italia 2025, e l’atmosfera del Foro Italico si è infiammata come non mai per l’esordio del numero uno al mondo.
L’altoatesino, dopo tre mesi di assenza forzata legati alla vicenda Clostebol, ha affrontato con determinazione il suo primo impegno nel torneo che segna anche l’inizio del rush verso il Roland Garros. La terra rossa non è mai stata il suo terreno preferito, ma oggi il suo tennis ha un altro peso, una diversa consapevolezza. E il suo status di leader della classifica ATP impone un solo obiettivo: vincere. O almeno, arrivare a Parigi in condizione da Slam.

Dopo aver trionfato agli Australian Open, il terzp Major della sua carriera, Sinner ha continuato a macinare risultati e a consolidare una dimensione da campione completo. L’inattività non ne ha intaccato la leadership: in sua assenza, nessuno è riuscito a strappargli il trono, e ora tutto il mondo del tennis guarda alla sua gestione del rientro. Le sue parole in conferenza stampa prima dell’esordio sono state chiare e prudenti, ma l’intensità mostrata in campo parla un’altra lingua. Jannik non è venuto a Roma per rodarsi. Vuole competere. E vincere.
Internazionali, Puppo: “Cinà non è il nuovo Sinner”
Nel frattempo, però, a Roma si guarda anche al futuro del tennis italiano. E tra i giovani in rampa di lancio, c’è grande attenzione su Federico Cinà, protagonista di un match combattuto contro Navone. A commentare la sua prestazione è stato il giornalista e telecronista Dario Puppo, durante la trasmissione Tennis Mania. Le sue parole, tra elogio e realismo, hanno fatto chiarezza su un paragone che, secondo lui, cominciava a circolare in modo eccessivamente frettoloso. Cinà mi è piaciuto per come ha giocato contro Navone, soprattutto per la gestione della transizione a rete. Non è mai forzato nel venire avanti, gli viene naturale. Ma non sono d’accordo con chi lo vede come una versione rielaborata di Sinner o Djokovic – ha spiegato Puppo, smontando con equilibrio l’idea di un nuovo clone del campione altoatesino.

“È vero che dalla parte del rovescio ha delle qualità simili, ma lo stile di gioco e il fisico sono molto diversi. Non lo vedo un mostro in difesa, anche se può migliorare. È più propositivo, più portato a costruire che a resistere”. Un’analisi lucida, che restituisce il ritratto di un talento ancora in crescita ma già capace di far parlare di sé. Il parallelo con Sinner, inevitabile in un’Italia che ha trovato nel numero uno ATP il suo faro, va dunque maneggiato con cura. Per ora, Cinà resta un progetto interessante, ma con una traiettoria personale. E anche questo è un buon segnale: il tennis azzurro non cerca cloni, ma storie nuove.