Lo sport italiano, in questo 2025 segnato da perdite dolorose, si ritrova ancora una volta a dover dire addio a una delle sue anime più genuine.
Non si parla di titoli vinti né di campioni celebri. Si parla di quei pionieri silenziosi, di uomini capaci di scrivere la storia non con le imprese sotto i riflettori, ma con gesti quotidiani, passione, tenacia e una visione nitida. Dopo il dolore per la scomparsa di figure come Giacinto Russo, storico presidente della Boys Caivanese, e Giuseppe Merolla, indimenticato volto della SSC Capua, un’altra ferita colpisce il cuore dello sport italiano.
È nei campi polverosi, tra le pacche sulle spalle e le strette di mano sincere, che si costruisce davvero lo spirito dello sport. E in questi angoli meno illuminati dai riflettori, certi nomi diventano leggendari per chi ha avuto la fortuna di incrociarli. Sono quelli che hanno seminato sogni in terre vergini, che hanno trasformato un pallone e un’idea in una squadra, in un movimento, in una tradizione. A loro lo sport deve molto. E a loro oggi rivolge un pensiero colmo di gratitudine.
Pesaro in lutto, addio ad Angelo Carducci
Si è spento Angelo Carducci, colui che nel lontano 1969 piantò il primo seme del rugby nella città di Pesaro. Fu lui infatti, con una palla ovale sotto braccio e lo spirito dei pionieri, a proporre a un parroco di Loreto la creazione della prima squadra rugbistica pesarese. Originario di Rieti, dove già praticava questo sport, Carducci fu l’uomo che portò il rugby nelle Marche, avviando un percorso che oggi continua grazie alla Pesaro Rugby. Lo ricorda con commozione Wolfango Arcangeli, tra i primi giocatori di quella storica squadra, scesa in campo a Modena nell’ottobre del ’69: “Portò questo sport in città dopo aver chiesto il campo a don Silvano. Iniziò tutto con pochi ragazzi. Poi arrivò anche Tonino Uguccioni, che gli diede una mano fondamentale. Io stesso scoprii il rugby grazie a lui: un amico mi chiese in prestito le scarpette da calcio, e io rifiutai… per giocare con Angelo”.

Il suo impatto va ben oltre il gesto tecnico o la partita vinta. Carducci ha tracciato una strada dove prima c’era solo curiosità, aprendo una nuova era per lo sport a Pesaro. Ha insegnato cosa significhi sacrificio, lealtà, senso di squadra. Ha lasciato un segno indelebile, che oggi vive nei tanti giovani che ogni settimana scendono in campo sotto quei colori. I funerali si sono tenuti oggi a Loreto, luogo dove tutto ebbe inizio. Un ultimo saluto a chi ha fatto della passione una missione e dello sport una cultura. Con lui se ne va un pezzo importante di storia, ma resta viva una lezione: lo sport non ha bisogno di palcoscenici per essere grande.