In un campionato dove i centimetri possono decidere tutto, Alex Zanardi ha saputo scrivere alcune delle pagine più emozionanti nella storia dell’IndyCar.
Il pilota bolognese, dopo un’esperienza sfortunata in Formula 1 con la Lotus, trovò nella serie americana la sua vera consacrazione. Grazie all’intuizione del manager Rick Gorne, che fece da ponte con il team Chip Ganassi Racing, Zanardi fu scelto per un test decisivo che superò brillantemente, guadagnandosi un sedile per la stagione 1996. Il suo arrivo segnò una rivoluzione: determinazione, perfezionismo e un rapporto profondo con il team lo trasformarono in un simbolo. Memorabile rimane “The Pass” a Laguna Seca, quando con un sorpasso impossibile alla curva del “Cavatappi” batté Brian Herta in una delle manovre più iconiche nella storia delle corse.

Non a caso, negli anni successivi il pubblico gli attribuì il soprannome di “Ananas”, da nomignolo beffardo a sigillo d’affetto per il suo carattere indomito e meticoloso. Zanardi vinse due campionati IndyCar nel 1997 e nel 1998, segnando una stagione d’oro. Ma il destino lo colpì duramente: nel 2001, durante una gara in Germania, fu protagonista di un drammatico incidente che gli costò l’amputazione delle gambe. Lontano dalle piste per forza maggiore, tornò a emozionare il mondo con la sua rinascita sportiva nel paraciclismo, diventando ancora una volta un’icona di resilienza.
Palou inarrestabile: eguagliato il record di Zanardi
Oggi, a far riecheggiare quel nome nella storia dell’IndyCar, ci pensa un altro campione: Alex Palou. Sul tracciato dell’Indianapolis Motor Speedway – Road Course, lo spagnolo ha conquistato la quindicesima vittoria in carriera, eguagliando proprio Alex Zanardi tra gli altri grandi come Simon Pagenaud e Juan Pablo Montoya. Una gara perfetta quella del 27enne catalano, gestita con lucidità tattica e una freddezza implacabile. Dopo aver ceduto momentaneamente la testa a Graham Rahal, ha saputo approfittare del decadimento delle gomme morbide dell’avversario per riprendersi la leadership e non mollarla più. Nemmeno l’ingresso della Pace Car ha scalfito la sua supremazia, con un’ottima ripartenza che ha spento le ambizioni di Pato O’Ward, poi secondo al traguardo davanti a Will Power.

Alle spalle del podio, spicca l’inesauribile Scott Dixon, risalito dal 16° al 5° posto. Male invece Josef Newgarden, solo 12°, e Christian Lundgaard, penalizzato per un’infrazione ai box. Tra i protagonisti anche Kyle Kirkwood e Rinus VeeKay, capaci di scalate spettacolari nella top ten, mentre il giovane Robert Shwartzman ha salvato l’onore del team Prema chiudendo 18°. Grazie a questo successo, il quarto stagionale, Palou vola in classifica generale con 97 punti di vantaggio su Kirkwood e 98 su Lundgaard. La sua costanza, unita alla sintonia perfetta con il team Ganassi, lo proietta verso un secondo titolo consecutivo. E mentre si avvicina l’attesissima Indy500, il paddock ha già un nuovo dominatore: uno che, come Zanardi, ha fatto dell’IndyCar la sua casa e della vittoria la sua abitudine.