“Lo avremmo preso a prescindere dall’allenatore”: disse qualcosa del genere, Zlatan Ibrahimovic, lo scorso anno, al momento di presentare Emerson Royal. Nulla di personale contro il brasiliano, ma questa dichiarazione rappresenta esattamente il manifesto di ciò che nell’estate in arrivo – e mai più – dovrà accadere. Perché dopo il fallimento dei luminari che volevano reinventare il calcio secondo nuovi principi (da Furlani a Ibra, con Cardinale sempre a fare da cappello a entrambi), la prima esigenza è fare le cose semplici, fatte bene. Niente voli pindarici di trattative “a prescindere”, niente massime filosofiche sugli allenatori: a Casa Milan bisogna iniziare a seguire un filo logico calcistico che chiaramente chi ha fatto lo scorso mercato non è in grado di individuare.
Da qui, il primo dubbio: Igli Tare – sperando possa firmare, stavolta – avrà la possibilità concreta di prendere decisioni in autonomia per il bene di un progetto tecnico che solo lui è in grado – competenze alla mano – di creare? Se la risposta è no, meglio mettersi di nuovo l’anima in pace e saltare la stagione. Se invece, come il buonsenso auspicherebbe, qualcosa fosse cambiato, il primo crocevia importante sarà la scelta dell’allenatore: che sia meglio un giochista per ritrovare il DNA del Milan, o un risultatista per spremere la competitiva di una squadra che non era da nono posto? Risposta a Tare. Con una preghiera, anzi un monito: che sia il Milan a scegliere l’allenatore, ora, subito (già in ritardo). Non che l’allenatore sia lo scarto di chi si muove prima, a causa dei soliti balletti di chiamate e scaramucce di potere. Vuoi Italiano? Prendilo subito. Non si libera? Ripiega immediatamente su Allegri, prima che firmi a Napoli. Ritieni Conte superiore a entrambi? Vai e sconfessa ciò che è stato disastrosamente deciso un anno fa. Ma caro Tare, agisci. I Milanisti hanno bisogno di trovare speranza in una figura di rottura, intraprendente e che metta competenza: i feedback da Roma sono buoni, ma servono immediatamente i fatti.

Come sui rinnovi (o le cessioni) di Theo e Maignan: che il dossier passi subito sulla scrivania del nuovo ds, ex novo, e del nuovo allenatore. E che si faccia in fretta! Perché alla fine c’è un solo modo per uscire da un nono posto: analizzare ogni dettaglio delle decisioni degli ultimi mesi, ascoltare il parere di chi le ha prese con convinzione (chiunque sia, ah saperlo…)… e fare esattamente il contrario. E che non venga nemmeno in mente di intaccare la competitività di una squadra già in difficoltà, cedendo pure Reijnders. Giusto?