Il 2025 doveva essere l’anno della rinascita. Dopo stagioni segnate da acciacchi e ritiri, Matteo Berrettini era ripartito con entusiasmo, pronto a dimostrare che il peggio era alle spalle.
Il lavoro fatto durante l’off-season, i miglioramenti fisici e la nuova gestione tecnica sembravano finalmente restituirgli un corpo competitivo e una mente libera. Le prime uscite dell’anno, pur senza risultati eclatanti, avevano restituito sensazioni incoraggianti: il servizio tornato incisivo, il dritto potente, la tenuta mentale ritrovata. Ma a Roma, nel torneo di casa, tutto si è nuovamente fermato. Il terzo turno contro Casper Ruud agli Internazionali d’Italia si è concluso tra le lacrime, con il romano costretto a lasciare il campo dopo appena un set.

Le immagini del suo ritiro hanno fatto rapidamente il giro del mondo: una smorfia di dolore, uno sguardo basso, la consapevolezza che qualcosa si fosse rotto di nuovo, dentro e fuori. E in settimana è arrivata la conferma: Berrettini ha rinunciato al Roland Garros. Per il quarto anno consecutivo il campo rosso di Parigi rimarrà un miraggio. L’ultimo match al Bois de Boulogne risale al 2021, quando sfidò Novak Djokovic in un quarto di finale epico. Una vita fa. Non è ancora noto con precisione quale sia il problema fisico, ma i sospetti si concentrano sull’infortunio agli addominali obliqui accusato a Roma. Una zona delicata, già fonte di guai in passato. Uno spettro che torna a tormentare quello che, fino a pochi anni fa, era considerato il miglior interprete italiano del tennis maschile.
Berrettini perde i pezzi, sorpasso di Cobolli
Mentre Matteo Berrettini osserva l’evolversi del Roland Garros dalla tribuna, la classifica ATP racconta un’altra verità: quella di un sorpasso simbolico, e doloroso. Flavio Cobolli, che ha vinto la finale del torneo di Amburgo, ha ufficialmente scavalcato il tennista romano nel ranking, piazzandosi alla posizione numero 26 con 1.920 punti, ben 200 in più rispetto ai 1.720 di Berrettini. Un passaggio di consegne in piena regola. Il sorpasso, oltre che matematico, è anche generazionale e simbolico: Cobolli rappresenta la nuova linfa del tennis azzurro, quella che avanza con determinazione mentre Berrettini continua a fare i conti con i propri limiti fisici.

E dietro, pronto ad approfittarne, c’è Denis Shapovalov, distante appena 19 punti in classifica. Un altro ritiro, un altro forfait, e Berrettini rischia di scivolare ancora più giù. Per l’Italia del tennis, abituata a vedere Jannik Sinner volare tra i primi del mondo, è un colpo emotivo: Berrettini rappresentava una generazione, quella dei pionieri moderni del tennis azzurro. Oggi, osserva da lontano, sorpassato dai nuovi, incalzato da chi lotta per rimanere a galla. E la speranza, ora più che mai, è che il 2025 non sia solo un altro anno perso.