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Terrore al Giro d’Italia, tifosi spaventati: “A malapena vivo”

Una tragedia sportiva scuote il Giro d’Italia: tifosi spaventati ma lo spettacolo deve andare avanti. Ecco cosa succede alla corsa rosa.

Ci sono momenti in cui lo sport smette di essere solo spettacolo e diventa qualcosa di più profondo, quasi drammatico. Non è solo questione di classifica, di podi o di maglie. È la fatica, quella vera, quella che scava nel fisico e nell’anima, a raccontare la parte più cruda del ciclismo.

Giro d'Italia cadute
Una vera tragedia al Giro d’Italia, tifosi col fiato sospeso (Foto IG @giroditalia – sportitalia.it)

E al Giro d’Italia 2025, tutto questo ha preso forma con una frase che fa tremare chiunque conosca davvero il significato della parola sacrificio. Una frase che non arriva da un corridore qualunque, ma da uno dei grandi favoriti di questa edizione: “Sono a malapena vivo”.

Giro d’Italia, Roglic a malapena vivo

A pronunciarla è stato Primoz Roglic, lo sloveno che tutti davano per protagonista assoluto, il nome da battere, l’uomo che avrebbe infiammato le montagne. Invece, giorno dopo giorno, tappa dopo tappa, il suo Giro si è trasformato in una via crucis. Le cadute, gli incidenti, i dolori continui hanno cambiato la sua corsa, trascinandolo lentamente giù in classifica. Eppure, ciò che colpisce non è solo il crollo tecnico, ma la determinazione con cui Roglic ha scelto di andare avanti, anche adesso che iniziano le tappe alpine più dure, quelle che spezzeranno il gruppo e decideranno chi avrà le gambe — e la testa — per arrivare fino in fondo.

Roglic al Giro d'Italia
Primoz Roglic continua il suo giro nonostante cadute e incidenti (Foto IG @primozroglic – sportitalia.it)

Non è semplice trovare la forza quando il fisico non risponde più, quando ogni pedalata diventa una sfida alla logica. Roglic lo sa, lo sente addosso ogni mattina quando si alza dal letto con dolori ovunque, eppure si rimette in sella. Perché il Giro non è solo una corsa, è una promessa. A se stessi, alla propria squadra, alla gente che lo aspetta a bordo strada. Infatti, nonostante le botte, i graffi, le ammaccature che ne hanno segnato il corpo e la mente, non ha mai pensato davvero di mollare. Nemmeno per un istante.

Il volto segnato, la pedalata più rigida del solito, la maglia un po’ più lontana da quella rosa: tutto racconta di un campione che sta vivendo il lato più duro del mestiere. Eppure la sua presenza ha un valore simbolico immenso. Perché, nel ciclismo, non si misura solo chi arriva primo. Conta anche chi resiste, chi combatte, chi rifiuta di scendere dalla bici. E in questo, Roglic sta dando una lezione a tutti.

Il Giro d’Italia 2025 si appresta ad affrontare la sua fase decisiva, quella delle grandi salite, degli attacchi disperati e delle gambe che bruciano. Ma a prescindere da come andrà a finire, il nome di Primoz Roglic resterà inciso in questa edizione. Non solo per quello che avrebbe potuto vincere, ma per quello che sta dimostrando: che l’onore di una corsa si difende anche quando il corpo urla di fermarsi.

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