Jannik Sinner è tornato dalla squalifica, ma lo spettro della sospensione continua ad aleggiare sulla sua testa: cosa è accaduto
Un ritorno brillante, che ha mostrato un atleta pronto a riprendere da dove aveva lasciato. Ma dietro quella tranquillità esibita in campo, si nasconde un lavoro certosino, portato avanti nei tre mesi di stop imposti dalla squalifica per la vicenda Clostebol. Non potendo frequentare i circoli ufficiali né allenarsi con giocatori ancora in attività, Sinner ha dovuto riorganizzare completamente la propria preparazione, scegliendo vie alternative, in luoghi isolati e con modalità tutt’altro che consuete. L’obiettivo era chiaro fin da subito: tornare al massimo livello, pronto a competere con i migliori.

E per farlo, è stato necessario trovare uno sparring partner d’eccezione, ma che non fosse soggetto alle restrizioni regolamentari. Le immagini del tennista altoatesino che si allenava in contesti privati, spesso lontano dagli occhi indiscreti, avevano incuriosito molti addetti ai lavori. Il livello della preparazione era rimasto alto, ma il mistero sull’identità di chi lo accompagnava in quelle sessioni era rimasto. Ora, finalmente, il velo è caduto.
Squalifica Sinner, Marcora: “Come fossi squalificato anche io”
Il tennista che ha aiutato Sinner nella delicata fase di preparazione è Roberto Marcora, ex giocatore professionista ritiratosi nel 2023 e in passato salito fino alla posizione numero 150 del ranking ATP. È stato lui a raccontare per la prima volta l’esperienza, ospite del podcast Tennistalker. Sono andato per un paio di settimane, o meglio due blocchi di allenamento – ha spiegato – quando Jannik non poteva ancora allenarsi nei circoli ufficiali. Ci siamo allenati in una villa privata in Costa Azzurra, era tutto regolare, ma ci sentivamo quasi clandestini.

Il suo ritorno in campo è stato del tutto inaspettato: “Quando mi ha chiamato Vagnozzi ero sul divano. Non giocavo seriamente da mesi. Gli ho detto che per Jannik sarei tornato a colpire volentieri. Poi, però, è arrivato il passaggio chiave: la WADA ha chiesto di verificare che non fossi più un giocatore attivo. Quando ho accettato, è stato come se fossi stato squalificato anche io”.
Marcora ha raccontato anche l’impegno fisico richiesto: “Giocare con Sinner è devastante: la sua palla pesa il doppio di quella di chiunque altro, anche quando ti alleni da fermo. Ma è stata un’esperienza straordinaria. Il team era rilassato, lui sereno, si lavorava molto sui dettagli”. Il rapporto tra i due risale a molti anni fa, quando Sinner era solo un 14enne: “Ricordo che Piatti mi disse ‘scambia con questo ragazzino, ti farà pochi punti fra qualche anno’. Aveva ragione”.