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“Ho paura”: il campione italiano fa angosciare i tifosi

Le parole di un campione azzurro hanno scosso i tifosi e acceso un campanello d’allarme su un tema che in pochi, fino a ieri, avevano realmente compreso.

C’è un punto preciso, durante un’intervista, in cui il tono cambia. Non si tratta di una semplice opinione, né di una riflessione buttata lì. È qualcosa di più. È la voce di chi ha vinto, ha faticato, ha scritto un pezzo di storia dello sport italiano e ora si trova davanti a una minaccia concreta, quasi impensabile.

Campione confessa paura
Il campione confessa di avere paura, tifosi sotto choc (sportitalia.it)

Massimo Stano, oro olimpico nella marcia, ha parlato. E lo ha fatto con la schiettezza di chi non ha più voglia di far finta di niente. Le sue parole hanno lasciato il segno. Non tanto per la forma, quanto per il contenuto. Perché dietro la sua preoccupazione c’è qualcosa che tocca tutti: l’identità di una disciplina che rischia di sparire.

Le parole del campione e, soprattutto, la paura manifestata

Ho paura che la marcia verrà cancellata, dobbiamo fare qualcosa”. Una frase secca, diretta, senza fronzoli. Eppure, nel panorama dell’atletica leggera, ha risuonato come un boato. Non è solo il timore di un atleta per il proprio futuro. È il grido di allarme di un’intera comunità sportiva. La marcia, una delle specialità più antiche e simboliche, rischia di essere ridotta ai margini, cancellata dal programma olimpico come se fosse qualcosa di superato. Una mossa che, secondo Stano, va contro la tradizione e il significato stesso di questo sport.

Massimo Stano campione azzurro
Massimo Stano il campione azzurro confessa la sua paura per la cancellazione della Marcia (Foto IG @massimostano – sportitalia.it)

Infatti, tutto ruota intorno ai cambiamenti previsti per i prossimi Giochi Olimpici di Los Angeles. Al momento, sembra confermata solo la mezza maratona. Stop. Niente più 20 chilometri, e soprattutto, niente più 50. Una trasformazione che non riguarda solo le distanze, ma l’anima stessa della marcia. Per chi, come Stano, ha dedicato la vita a queste prove, si tratta di una scelta difficile da accettare. “Sinceramente, io avrei preferito che rimanessero 20 e 50 km perché la storia della marcia è quella”, ha detto con evidente amarezza.

Però, allo stesso tempo, c’è la consapevolezza che senza un cambiamento la marcia potrebbe scomparire del tutto. E allora, come ha sottolineato lo stesso campione azzurro, forse è necessario accettare almeno in parte questa rivoluzione. Anche se fa male. Anche se non è quella la strada che avrebbe voluto. Perché, alla fine, ciò che conta davvero è che la marcia continui ad esistere, a resistere, a trasmettere quei valori che ha sempre incarnato: fatica, tecnica, resistenza, sacrificio.

Il messaggio è chiaro. Serve una presa di coscienza collettiva, serve l’aiuto delle istituzioni e del mondo sportivo. Ma serve anche, e soprattutto, che i tifosi non restino in silenzio. Perché questa volta, in ballo, c’è molto più di una semplice gara. C’è la sopravvivenza di una disciplina che ha fatto grande l’Italia e che ora chiede solo di non essere dimenticata.

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