Chi ha avuto il privilegio di conoscerlo davvero, racconta di un Michael Schumacher ben lontano dalla sola immagine del cannibale delle piste.
Dominatore assoluto degli anni d’oro della Formula 1, sette titoli mondiali, record infranti come se fossero tappe obbligate di una missione predestinata, eppure, dietro il casco, c’era molto di più. C’era l’uomo, c’era il sorriso. Chi ha vissuto il paddock al suo fianco non si limita a raccontare la forza mentale, la dedizione al lavoro, il talento fuori scala. Parla di un ragazzo tedesco che diventava gigante solo quando si metteva in macchina, e che fuori era riservato, gentile, sempre pronto a farsi da parte con una battuta o una risata.

Di chi, prima di essere leggenda, era compagno di squadra, riferimento, fratello per chi lo ha incrociato negli anni Novanta. Michael ha segnato un’epoca e lasciato un’impronta non solo nei record, ma nei cuori. Il suo passaggio dalla Benetton alla Ferrari ha cambiato la storia della Formula 1 moderna, e se oggi il suo nome continua a risuonare come un’eco di grandezza, è anche per ciò che rappresentava fuori dalla pista. Il campione, sì. Ma soprattutto l’uomo che rideva dopo ogni vittoria. Quel sorriso che ancora oggi qualcuno ricorda perfettamente.
Briatore e l’eredità di un’amicizia: “Lo ricordo così, sorridente”
A far riaffiorare quei ricordi è stato Flavio Briatore, in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera. Parlando di Michael Schumacher, l’ex team principal della Benetton ha pronunciato parole che toccano corde profonde, andando oltre il lato sportivo. Se chiudo gli occhi lo rivedo sorridente dopo una vittoria, e preferisco ricordarlo così piuttosto che disteso su un letto – ha detto Briatore, con la sincerità di chi ha vissuto quegli anni da protagonista. In quelle parole c’è affetto, ma anche consapevolezza. Briatore è stato una figura chiave nella carriera del campione tedesco. Fu lui, insieme a Luciano Benetton, a costruire attorno a Michael una squadra vincente, capace di portarlo per la prima volta sul tetto del mondo.

Quel legame non si è mai spezzato. E anche adesso, quando il silenzio sulle condizioni di salute di Schumacher diventa sempre più assordante, Briatore sceglie di evocare il ricordo più luminoso. Schumacher per Briatore non era solo un fenomeno del volante. Era il ragazzo che rideva nel motorhome dopo ogni trionfo, l’uomo che affrontava le corse con ferocia e i colleghi con rispetto. L’espressione “ti voglio bene” non era mai necessaria, bastava una pacca sulla spalla o uno sguardo complice. Oggi, in un mondo che corre più veloce della memoria, quella immagine – di Michael felice, vittorioso, vivo – è un gesto di fedeltà. Di quelli che valgono più di mille parole.