Jannik Sinner continua il suo percorso travolgente al Roland Garros, dove ha ormai acquisito la certezza delle semifinali dopo la vittoria contro Bublik. Già contro Rublev il successo è stato netto, frutto di una forma fisica e mentale ritrovata con prepotenza.
Il numero uno al mondo, reduce dalla lunga squalifica per Clostebol che lo ha tenuto ai box per tre mesi, non ha smarrito né condizione né fame. Lo ha già dimostrato a Roma, dove si è arreso solo in finale a Carlos Alcaraz, e ora lo conferma a Parigi, con la solidità e il cinismo dei campioni. Il rientro in campo è stato graduale ma efficace: se la finale degli Internazionali d’Italia era servita da banco di prova, i primi turni al Roland Garros hanno restituito l’immagine nitida di un giocatore in missione.

L’obiettivo è chiaro: arrivare fino in fondo, possibilmente contro un altro italiano. Ma Jannik, pur compiaciuto dal momento suo e del connazionale Lorenzo Musetti, che sta vivendo a sua volta un torneo da incorniciare, non si lascia andare a voli pindarici. Nel mondo attorno a lui l’entusiasmo cresce e la stampa già sogna un derby azzurro nella finalissima. Tuttavia, nella conferenza post match, il tennista altoatesino ha riportato tutti bruscamente alla realtà.
Finale Sinner-Musetti, il numero uno frena: “Sì, e poi? No, andiamo piano, ragazzi”
Durante l’intervista post Rublev, un giornalista ha provato a forzare la mano: “Due italiani in semifinale sono abbastanza probabili, tu con Bublik sei favorito…”. Jannik ha reagito con un’espressione eloquente: “No, è inutile parlare”. Ma l’insistenza dell’intervistatore non si è fermata: “La finale Musetti-Sinner sarebbe un sogno”. La risposta di Sinner è stata istintiva, quasi spazientita: “Sì, e poi? No, andiamo piano, piano, piano, piano, ragazzi. Qua può succedere tutto. Abbiamo visto con Draper, le cose possono cambiare in un attimo. Non prendiamo nulla di scontato”. L’invito, educato ma fermo, è a non dare nulla per fatto. Troppe le variabili, troppe le incognite, soprattutto in uno sport logorante come il tennis.

Parlando del collega toscano: “Sono il suo primo tifoso, ha un gioco bellissimo, forse più bello del mio. Ma ricordiamoci che può cambiare tutto anche da un giorno all’altro: una febbre, un dolore, una tensione muscolare. Voi vedete le partite, ma dietro c’è molto altro. Il nostro corpo è sotto stress continuo”. Parole mature, consapevoli, che raccontano non solo un atleta in stato di grazia, ma un uomo cresciuto in fretta, capace di analizzare il presente senza farsi travolgere dall’euforia. Anche per questo forse oggi Jannik Sinner è il numero uno.