In ogni provincia d’Italia esistono figure che, pur lontane dai riflettori dello sport professionistico, hanno lasciato un segno profondo e duraturo nel tessuto sociale e sportivo del proprio territorio.
Persone che non compaiono sulle prime pagine dei giornali, ma che nel silenzio quotidiano hanno forgiato generazioni, educato alla disciplina, trasmesso valori. In alcuni casi, queste figure sono diventate veri e propri simboli, punti di riferimento incrollabili per intere comunità, capaci di unire sotto un’unica bandiera centinaia, migliaia di ragazzi e ragazze, instillando nei cuori giovani il seme di uno sport non solo come competizione, ma come stile di vita.

Uno di questi uomini, rispettato come pochi, era conosciuto ovunque con lo stesso appellativo: “il Maestro”. Lo si incontrava nei palazzetti, nelle palestre scolastiche, nei dojo. Sempre con lo stesso sguardo calmo e profondo, la voce decisa, le mani segnate dagli anni e dalla passione. La sua figura incuteva rispetto, ma soprattutto stimolava ammirazione, affetto, riconoscenza. A renderlo unico non era solo il talento tecnico, che pure gli aveva garantito riconoscimenti a livello nazionale e internazionale, ma la sua capacità innata di educare, di formare individui prima ancora che atleti. Il suo campo era l’arte marziale per eccellenza: il karate.
Karate in lutto: Giacomelli stroncato da un malore
Giordano Giacomelli, classe 1957, era molto più di un tecnico. Era un monumento vivente per lo sport valtellinese. Il Maestro Giordano, come lo chiamavano tutti, si è spento improvvisamente nella giornata di giovedì nella sua abitazione di Talamona, probabilmente a causa di un malore. La notizia ha lasciato sgomenta la comunità sportiva locale e non solo: il suo nome era conosciuto anche oltre i confini italiani, grazie al lungo e brillante percorso nell’ambito delle federazioni Fe.I.Ka., F.I.K.T.A. e J.K.A. giapponese.

Direttore tecnico del Karate Club Valtellina, Giacomelli aveva dedicato la propria vita a questa disciplina, riuscendo in un’impresa rara: avvicinare migliaia di giovani allo sport con passione e rigore, rendendoli atleti ma anche cittadini migliori. Con i suoi insegnamenti, i corsi nelle scuole, le dimostrazioni e i campionati, aveva tracciato un solco profondo nella formazione sportiva della provincia di Sondrio, diventando un punto di riferimento insostituibile. La sua figura mancherà, e tanto, a chiunque abbia avuto la fortuna di incrociarlo sul tatami o nella vita. Il vuoto che lascia non è solo sportivo, ma umano. Il “Maestro Giordano” non era soltanto un nome, era un simbolo. E come tale resterà impresso nella memoria collettiva di un’intera valle.