Jannik Sinner incanta davvero tutti: un talento mostruoso, come confermano le parole e i numeri che lo accompagnano.
Certe imprese non hanno bisogno di effetti speciali. Non servono fuochi d’artificio, celebrazioni forzate o slogan costruiti. Bastano i fatti. E se quei fatti si verificano sulla terra rossa di Parigi, nel tempio del tennis europeo, allora assumono un valore ancora più grande.

Jannik Sinner non ha solo convinto: ha stupito, lasciando il segno con la naturalezza dei predestinati. E chi lo ha visto da vicino in questi giorni lo sa. Lo percepisce a ogni scambio, a ogni gesto, a ogni passo verso la storia.
Jannik Sinner: i numeri parlano chiaro
Nel silenzio carico di tensione che accompagna le grandi imprese, Sinner ha tracciato una rotta chiara. Senza clamore, ma con una solidità che oggi appartiene solo ai grandissimi. Le voci dal Roland Garros si rincorrono, e tutte dicono la stessa cosa, anche se con sfumature diverse: stiamo assistendo a qualcosa di eccezionale. Ma c’è una frase, in particolare, che fotografa meglio di tutte l’essenza di ciò che sta accadendo. L’ha pronunciata il giornalista e telecronista Riccardo Ambesi, che di tennis ne ha visto tanto, e sa riconoscere il peso di certi numeri.

“Sinner in finale ci arriva senza perdere un set. Non ci sono riusciti in tanti: Nadal sei volte, Borg tre. Ce l’hanno fatta in sette. In tre hanno portato a casa il trofeo: oltre a loro, Nastase.” E già qui, il livello si capisce. Ma c’è di più. Ambesi aggiunge: “14 volte chi è arrivato in finale e non ha perso un set, 10 volte ha vinto il titolo. Ma, da numero 1 al mondo, l’unico ad arrivare in finale senza perdere un set è stato Borg, tre volte, l’ultima nel 1981.” Poi la chiosa che gela il sangue: “Questo, al di là di come vada a finire domenica, è qualcosa di mostruoso. Questo è testimonianza della grandezza di ciò che ha fatto Sinner in questi giorni.”
Ecco, appunto. Mostruoso. Non nel senso brutale del termine, ma nel significato che il tennis assegna ai fenomeni puri, quelli che riscrivono la logica del gioco. Perché si può vincere in tanti modi, ma dominare come sta facendo Jannik, senza perdere un solo set in uno Slam del genere, è davvero raro. Non è solo questione di talento. È resistenza, concentrazione, fame. E, soprattutto, è lucidità nei momenti chiave.
Sinner oggi è il più grande non perché lo dicono i ranking, ma perché lo dimostra ogni volta che scende in campo. Ha preso il testimone senza alzare la voce, senza proclami. E il pubblico, ormai, non lo guarda più con sorpresa, ma con rispetto. Quello che si riserva ai leader veri. Quelli che fanno la storia, un punto alla volta.