
Nel caldo pomeriggio di Los Angeles, si è svolta la conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore dell’Inter Cristian Chivu.
Ad introdurre la conferenza, Giuseppe Marotta. Queste le parole del presidente nerazzurro: “Chivu è un tecnico Made in Inter: non è uno slogan, ne siamo convinti. Parteciperemo a tutte le competizioni l’anno prossimo: non tutte le grandi squadre ci riescono. Vogliamo partecipare per vincere. C’è amarezza per il risultato di Monaco, ma riuscire a fare 2 finali di Champions è straordinario: nessuno ci era riuscito”.
Comincia la conferenza di Chivu.
Ha già realizzato di essere l’allenatore dell’Inter?
“Sono già stato allenatore dell’Inter nelle giovanili. Arrivare qui è una grande responsabilità che voglio portare avanti. Ho un grosso senso di responsabilità lo stesso che ho avuto quando sono venuto all’Inter da giocatore. Sono ormai quasi 13 anni tranne una pausa che sono qui”
I compagni del Triplete le hanno scritto qualcosa?
“Abbiamo la chat storica che va avanti ancora oggi. Il gruppo è attivo tutt’ora e resterà per tutta la vita. Mi ha fatto piacere vedere il messaggio Maicon e quello di tutti i compagni. Ci sono state anche dediche speciali, ma rimangono private“.
Marotta ha parlato di senso di coraggio nella scelta. Cosa significa per te?
“Il coraggio appartiene a tutti. Il presidente Marotta incarna profondamente il senso dell’interismo. L’Inter è una delle squadre più forti d’Europa, e i risultati lo confermano. Bisogna dare continuità a ciò che di buono è stato costruito: si può vincere o perdere, ma ciò che conta davvero è il lavoro quotidiano e la coerenza nel portarlo avanti“.
Quanto è importante fare bene in questa competizione?
“Una squadra come l’Inter deve avere consapevolezza del proprio valore e mantenere alte ambizioni. L’asticella è stata alzata e bisogna proseguire su questa strada per restare ai vertici, sia come squadra che come società“.
Come stai vivendo questa situazione, entrando a stagione in corso?
“Questa è la dimensione che l’Inter deve affrontare in una competizione del genere. Ci sono 32 squadre in gara, è un’edizione storica, la prima, e tutti vogliono lasciare il segno. Anche se tecnicamente appartiene ancora alla scorsa stagione, siamo qui per dare il massimo“.
Hai avuto poco tempo per conoscere la squadra. Come prenderai le decisioni?
“Conosco bene questa realtà: ho un lungo rapporto con il club, fin dai tempi delle giovanili. Non è un problema. So quali valori umani abitano questo spogliatoio. Ai ragazzi ho semplicemente ricordato quanto è stato straordinario il cammino fatto fin qui. Non devono dimenticarlo“.
Come gestirai Mkhitaryan durante la stagione, vista l’età?
“L’età non conta, contano le qualità umane e professionali. Nel calcio la carta d’identità è secondaria. Parlare dell’età di Mkhitaryan è ingiusto: ciò che dimostra ogni giorno, anche in allenamento, è fuori discussione. Spero ritrovi quella stessa energia, perché ciò che conta è lavorare duramente per la squadra, per i tifosi e per il club“.
Che idea ti sei fatto del Monterrey?
“Abbiamo già cominciato ad analizzare l’avversario e ci stiamo preparando. Mancano tre giorni alla partita. Rispettiamo ogni squadra, perché in questa competizione ci sono le migliori 32 del mondo, tutte pronte a dare il massimo“.
Ci racconti come sei arrivato all’Inter? Hai parlato con Inzaghi?
“La mia intenzione era proseguire al Parma. Poi è arrivata la chiamata dell’Inter, e ho chiesto che venisse informato l’ad del Parma, Cherubini, per rispetto. Ricevere una chiamata dall’Inter è motivo di orgoglio e onore. I dettagli di quei giorni contano poco. Con Inzaghi ho sempre avuto un buon rapporto, fin dai tempi dell’Under 19. L’ho chiamato solo per fargli gli auguri quando ho saputo che non sarebbe più stato l’allenatore dell’Inter“.
Come si fa a ricaricare una squadra dopo una delusione?
“Bisogna ripartire dal percorso, non solo dai trofei. Non si può giudicare tutto in base a una coppa sollevata. Il dovere di una squadra e di un allenatore è dare sempre il massimo. Per me, non è stata una stagione fallimentare. Prima della finale si parlava di un’Inter che aveva eliminato Bayern Monaco e Barcellona. Questo non va dimenticato. Il fallimento nel calcio non esiste, esiste solo quando iniziamo a cercare scuse e alibi. In questi giorni, a contatto con il gruppo, non ho visto nessuno che cerchi colpevoli“.
Cosa pensi dell’allenatore del Monterrey, Domenec Torrent e degli spagnoli Sergio Ramos e Sergio Canales?
“Conosco bene l’allenatore per la sua carriera, è stato assistente di Pep Guardiola. Ho grande rispetto per tutti gli allenatori e giocatori presenti in questa competizione. Ramos e Canales sono calciatori di livello, e tutti sanno cosa hanno realizzato in carriera“.
Hai già parlato di obiettivi con la squadra?
“La stagione non è finita. Siamo qui per portare in alto il nome dell’Inter in giro per il mondo. Vogliamo dare il massimo e raggiungere qualcosa di importante“.
In Serie A troverai contro tecnici che hanno vinto tanto. È uno stimolo in più?
“In questo momento penso solo al Mondiale per Club. Il mio compito ora è restituire fiducia e autostima a questi ragazzi straordinari. Del resto parleremo più avanti, ed è giusto che sia così“.
Cosa può dare Chivu all’Inter?
“Dal punto di vista umano, tutto quello che ho: rispetto, riconoscenza, carattere. Questa maglia è parte di me. Sul piano professionale sarete voi a giudicare. Umanamente, darò ogni cosa“.
Come si supera il trauma della finale di Monaco? Mourinho ti ha scritto?
“Perdere una finale di Champions fa male. Lo so bene, perché ci avevo pensato anch’io: la paura di perderla c’era. Ho detto ai ragazzi di non dimenticare il percorso che li ha portati fin lì. L’Inter ha il dovere di ambire a traguardi importanti, sempre. Bisogna rispettare il nostro stemma, che rappresenta qualcosa in tutto il mondo. L’asticella va mantenuta alta. Sì, con Mourinho ho parlato“.
Cosa pensi del Monterrey e in generale dei club messicani? E di Vasquez?
“Ho grande rispetto per il calcio messicano e per tutte le sue squadre. Negli ultimi anni sono stati fatti importanti investimenti per alzare il livello della competizione. Il calcio è sempre più globalizzato, lo vediamo anche in Asia. La presenza di Vasquez in questa manifestazione è già di per sé un bel traguardo, testimonia la crescita del movimento“.
Come si affronta una competizione dove non si conoscono bene tutte le squadre?
“È una competizione affascinante, anche per questo motivo. Si incontrano squadre che magari giocano con leggerezza, senza troppa pressione. Noi, però, abbiamo esperienza e qualità: ci sono molti giocatori internazionali nel gruppo, e questo ci aiuta a essere pronti per affrontare qualsiasi tipo di avversario“.
Che impressione hai avuto dopo il tuo debutto da allenatore in Serie A?
“Ho dato tutto me stesso per raggiungere l’obiettivo che il Parma mi aveva affidato. È stata un’esperienza intensa, ricca di insegnamenti. Nel percorso impari a dare fiducia al gruppo, a lavorare sui dettagli, ad affrontare anche i limiti senza cercare scuse. Non è come stare su una poltrona a guardare: serve impegno, equilibrio, e la capacità di non lamentarsi, ma di reagire“.
Che punti di forza e di debolezza hai notato nel Monterrey?
“È una squadra che gioca in modo molto verticale, ma che sa anche mantenere il possesso palla. Martedì avremo un quadro più completo, ma siamo consapevoli delle loro qualità e ci faremo trovare pronti“.