Hamilton decide di parlare e lancia un allarme dalla Ferrari e dietro c’è molto di più di una semplice delusione in pista.
Si sente un’aria di tensione a Maranello, uno scoramento che va al di là del sesto posto conquistato da Lewis Hamilton nel Gran Premio del Canada. Le dichiarazioni dell’inglese al microfono di Sky Sport F1 non possono essere lette come lo sfogo di un pilota deluso dal risultato, perché nascondono qualcosa di più profondo.

– sportitalia.it)
Hamilton non usa giri di parole: “Ci sono tante cose che vorrei dirvi per spiegare…”. Questa frase, pronunciata con voce carica di frustrazione, non è il segnale di un momento passeggero: è un invito a guardare dietro le quinte della Ferrari.
Ecco cosa ha detto Hamilton sulla Ferrari
Non si tratta solo di pistoni e assetti, ma di un’architettura manageriale e tecnica che pare vacillare, nel momento in cui serve invece una rotta precisa. Lewis ha poi smentito con forza l’idea di arrendersi a questa stagione: il suo sguardo è rivolto già al futuro, all’anno successivo, quando la nuova regolamentazione potrà dare alla Ferrari un’opportunità di risalire. “Da parte mia c’è bisogno di costruire le basi per il prossimo anno – ha detto –, ora non lottiamo per il Mondiale, bisogna che nel 2026 avremo una grande macchina”.

– sportitalia.it)
Parole che rivelano una strategia già fissata: l’abbandono delle ambizioni immediate per concentrarsi sul lungo periodo. Il cuore della questione, però, resta legato agli aggiornamenti sulla SF‑25. Hamilton sostiene di vedere le novità arrivare prima agli altri team, mentre dalla scuderia arrivano smentite. Il team principal Fred Vasseur ha provato a minimizzare: secondo lui il ritardo non dipende dalla mancanza di innovazioni, quanto piuttosto dagli errori dei piloti e della squadra.
C’è poi un altro elemento, meno visibile ma altrettanto cruciale: il clima che si respira all’interno del team. Hamilton ha ammesso di aver voluto influenzare i processi interni, di aver sfidato gli ingegneri, di aver chiesto spiegazioni su scelte consolidate. Con eleganza, ma anche con fermezza, ha voluto marcare la distanza tra il modo in cui ha vissuto i team di punta e quello che ha trovato a Maranello.
Il suo ruolo va oltre il volante: è quello di un motore culturale che preme per un cambiamento deciso. Ed è proprio questo che rende tutto più intrigante e, al tempo stesso, delicato: il futuro di Vasseur è in bilico, il team sembra a un bivio. Hamilton sta spingendo, senza fare nomi, verso una svolta manageriale che, se mancasse, rischierebbe di compromettere anche l’intero progetto 2026. Questo non è più un problema di assetto o di performance ad hoc, ma di mentalità, leadership e struttura interna.
Insomma, la Ferrari non vive più solo di giri in pista, ma anche di scelte dietro le quinte. E Lewis Hamilton, con la sua sincerità, ha tagliato il velo su un momento che può rivelarsi decisivo. Non si tratta più solo di portare la macchina ai box, ma di farla avanzare su strade nuove, organizzative e culturali. Il Canada è stata la scintilla, ma il fuoco dovrà essere domato o alimentato nel corso dei prossimi mesi.






