La sconfitta di Sinner contro Alcaraz ha scoperchiato il vero Vaso di Pandora nel campo dello sport italiano. L’ultima dichiarazione è assolutamente tremenda.
Quanto rapidamente si può cadere dall’olimpo di un qualsiasi sport? Ce lo può tranquillamente testimoniare Jannik Sinner, giovane talento della racchetta che, assieme a Berrettini e Musetti costituisce un trittico fenomenale di specialisti di questa disciplina che in Italia sta portando grandi soddisfazioni al mondo dello sport tutto.

Il caso Clostebol, nato da una pomata dopante applicata a Sinner da un membro del suo staff personale, ha portato ombre sulla carriera di un campione straordinario e lo ha costretto a patteggiare una sospensione con la federazione mondiale che lo ha sicuramente indebolito. Lontano dai campi per tre mesi pieni, Sinner si è presentato al Roland Garros in forma. Non abbastanza.
Il tennista alla fine ha perso contro il rivale Carlos Alcaraz in finale e, fermo restando che la finale contro uno dei più grandi tennisti attualmente in circolazione si può anche perdere, resta l’amaro in bocca per un campione che entra in campo per portare a casa una coppa e, soprattutto, la domanda su cosa sarebbe successo senza la sospensione.
Cahill: “Paragone faticoso!”
Alla fine della fiera, i risultati ottenuti da Sinner fino a questo momento potrebbero comunque collocarlo nell’elenco dei migliori tennisti italiani di sempre. Ha vinto praticamente ogni torneo, prima dello stop ed una battuta di arresto se non giustificabile è comunque comprensibile. A pensare però che sia presto per certi paragoni è un grande esperto di questo sport.

Il celebre allenatore Darren Cahill infatti ha giudicato come frettolosi i paragoni di atleti come Sinner o Alcaraz stesso ai grandi campioni del passato, sostenendo che non sia il caso di esagerare: “Fatico un po’ a paragonare il grande dominio di Federer, Nadal e Djokovic con Jannik e Carlos. Non penso sia giusto nei loro confronti”, le sue parole rivolte alla stampa.
“Non voglio mettergli addosso pressione: sanno cosa bisogna fare per arrivare a quei livelli ed è un vantaggio per loro”, la riflessione del coach di alto livello. Insomma, un paragone assurdo ed ingiusto ma non tanto per un divario tecnico, quanto per il fatto che bisogna dare il tempo a questa generazione di esprimersi al massimo. Specie a Jannik che adesso ha bisogno di riprendere il controllo della sua carriera con calma.