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Caro Elkann, il calcio lo fanno gli uomini: non i numeri

Se qualcuno cerca polemica in questo pezzo può anche passare. Nel calcio esiste al massimo il confronto: la polemica bisogna lasciarla a chi non può o non vuole parlare di calcio e qualcosa deve pur inventarsi. Qui si è cercato sempre di rimanere sulla strada principale della critica, senza bisogno di trovare per forza tracce che potessero supportare delle tesi preconfezionate: non serve e non servirà mai fare numeri, visualizzazioni o interazioni senza un sano e costruttivo dibattito. E siccome spesso non è scontato andare oltre il titolo – che è un po’ come andare in libreria e convincersi di un libro solo per la sua copertina o magari al calciomercato e comprare un giocatore per il nome – la premessa è d’obbligo per scendere bene nel profondo della questione.
John Elkann durante una presentazione
Dalla prima elettrica alla vela: le novità Ferrari – Sportitalia.it (Screen YouTube Sky Sport)
La Juve sta cambiando pelle per volontà del suo proprietario. Ma è proprio lui, il proprietario, che ha finalmente cambiato approccio per rimettere tutto come la storia del club vuole. L’atteggiamento di Elkann in questi anni è stato fin troppo simile a quello delle proprietà straniere, o di quei dirigenti che operano per conto di fondi che lasciano fare e solo alla fine dei giochi tirano le somme e decidono se può bastare o no. Da alcuni mesi Elkann ha deciso di fare il presidente, come lo è stato suo nonno: Gianni Agnelli non aveva bisogno di un ruolo in società per ricordare a tutti come la Juve dovesse mostrare qualcosa di diverso dalle altre; e bastava che lui intervenisse quando necessario e indirizzasse programmi e risolvesse all’origine i problemi con la sua empatia.
A John Elkann è bastato indossare la cravatta giusta per salutare i giocatori alla Continassa prima del Mondiale per Club e ricordare a tutti che la Juve non scende in campo per partecipare, e che per farne parte servono prove tangibili: la più decisiva è quella di dare sempre il massimo. Lo stesso numero uno di Exor, al seguito della squadra negli Stati Uniti, ha dato un ulteriore segnale di vicinanza alla squadra e alla dirigenza, che non è ancora a posto ma non se n’è accorto più nessuno. Anche Tudor è stato una scelta di John, con la stessa decisione del suo nonno: allo stesso modo si è giunti alla scelta di Chiellini e Comolli e la strada di cosa dovrà caratterizzare chi resterà e chi arriverà alla Juve è ben chiara a tutti. Che il neo dg voglia affidarsi ai dati, è un dettaglio.
Igor Tudor, tecnico della Juventus, in conferenza stampa
Igor Tudor, tecnico della Juventus, in conferenza stampa (Fonte: Juventus.com)
La Juve è tornata alla tradizione di famiglia. Riconoscendo anche qualche errore commesso: sapersi rivedere e cambiare rotta è segno di maturità, nessuno vincerà mai senza esser mai transitato dal punto di partenza corretto. Elkann versione 2025 è tanta roba, può piacere a giovani e non: questa vicinanza era tutto ciò che veniva richiesto da chiunque avesse a cuore il club e la sua storia. Di bandiere e sciarpe al collo ce ne sono sempre meno, ma il punto di chi ci crede da sempre è garanzia suprema. La Juve ha il privilegio di appartenere alla stessa famiglia da oltre cento anni: è qualcosa di straordinario, unico, prestigioso per chiunque abbia passione per il calcio e lo Sport in generale. E chissà che quella cravatta storica comincino a tirarla fuori in tanti.
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