Cosa potrebbe mai minacciare la calma e la tranquillità di un atleta che sta vivendo il picco della propria carriera? Purtroppo, anche il pilota si sente sotto pressione…
Sulla carta, nessuno vive una vita migliore degli atleti professionisti quando iniziano ad accumulare risultati eccellenti che li proiettano sulle copertine dei giornali di tutto il mondo, alla gloria e, perché no, anche a guadagni interessanti che li mettono al sicuro da crisi economiche e dalle preoccupazioni delle “persone comuni” come noi e voi.

Attenzione tuttavia a pensare che queste persone vivano una vita perfetta. Perfino i ricchi e gli atleti famosi possono vivere momenti duri e, addirittura, non sentirsi al sicuro o sentirsi troppo esposti davanti ai “feroci” occhi di stampa, eventuali denigratori e perfino articoli che parlano male di loro quando non ci sarebbe motivo di farlo. Perfino quando vincono!
Nessun pilota sta conoscendo una ascesa migliore di Kimi Antonelli che, quest’anno, è l’unico rookie ad aver davvero inciso sul campionato e sulla classifica. Il suo terzo posto in Canada con tanto di esultanza alla Ayrton Senna ha infatti portato molti esperti a ritenerlo sulla strada giusta per diventare un campione di F1, un giorno. Ma Kimi morde il freno su un tema.
Kimi Antonelli: “Non stanno aiutando”
Secondo una persona che ha seguito l’ascesa di tanti piloti esperti e famosi prima di lui, tra cui un certo Lewis Hamilton c’è qualcosa che non sta affatto aiutando Kimi nel suo percorso di crescita e maturazione. Il giovane che dopo tutto ha solo 18 anni ed ha appena finito la maturità rischia di essere “gonfiato” da quella stessa stampa che ne narra le imprese.

A parlare, è stato il manager di Mercedes che ha fatto un po’ da figura paterna a Kimi in questa occasione, Toto Wolff secondo cui è necessario fare “scudo” al giovane pilota dai titoli e dalle cronache che lo definiscono già una leggenda dopo solo un podio ottenuto: “In Italia l’entusiasmo per Kimi è enorme, ma i titoli dei giornali italiani che lo definiscono una leggenda non aiutano e sono pericolosi.”
Per il numero uno di Mercedes, infatti, la pressione a cui il ragazzo potrebbe essere esposto è eccessiva: “Durante l’anno gli abbiamo dato molto spazio per esplorare o spingere quando se la sentisse”, spiega il grande capo del team che ha un suo progetto in mente e sta facendo crescere gara per gara il giovane prospetto italiano. Diamo modo a Mercedes di seguire Kimi come meglio credono: dopo tutto, chi può sapere meglio di loro quale strada debba percorrere?