L’Inter esce con le ossa rotte dal Mondiale per Club, e contestualmente tira un grosso sospiro di sollievo. Sicuramente per i giorni di riposo di cui potranno usufruire coloro i quali hanno sognato di scrivere leggenda per 10 mesi e si sono ritrovati a franare nel precipizio della tragedia sportiva, ma soprattutto per evitare conseguenze ben peggiori qualora il nefasto cammino a stelle e strisce avesse messo di fronte ai nerazzurri un’armata rinforzata e nuovamente famelica come il nuovo City di Guardiola nel prossimo turno della competizione.
C’è di più, perchè i retaggi dell’eliminazione contro il Fluminense hanno riecheggiato nel post partita attraverso la sfuriata di Lautaro Martinez, uno dei pochi a salvarsi, come di consueto, ed offrono al management interista un’opportunità che con un cammino illusorio negli USA si avrebbe avuto qualche remora in più a percorrere: la strada della rivoluzione.
L’attacco dell’argentino nei confronti di Calhanoglu (promesso sposo del Galatasaray, ma senza che i turchi abbiano mai fatto un’offerta) deve fungere da ispirazione ed occasione, per capitalizzare al massimo nell’estate di mercato il valore e la vetrina del percorso orchestrato da Simone Inzaghi nella stagione 24-25, attraverso ciò che ha sempre contraddistinto il valore aggiunto interista negli anni delle vacche magre (finanziariamente parlando) della proprietà precedente: il player trading.
Scaricare ingaggi troppo pesanti da sostenere per chi non ha più la volontà di trascinare il progetto sportivo come nel ciclo precedente, ed affiancare alle uscite gli introiti per i cartellini che possano permettere di avviare il percorso di restaurazione di quella che ha solo la parvenza dell’armata che minacciava l’Italia e l’Europa di trionfare in tutte le competizioni cui aveva preso parte.
Bene ha fatto anche Marotta, nella specifica riferita a Calhanoglu che ha evitato all’ambiente di trascorrere le settimane di vacanza interrogandosi su quale arcano male oscuro ci fosse all’interno di uno spogliatoio la cui compattezza ha sempre rappresentato un punto di forza che ha permesso ai nerazzurri di supplire alle carenze tecniche al cospetto delle grandi d’Europa.
Non sarà semplice, evidentemente, ma il messaggio è stato troppo chiaro per poter essere ignorato, e soprattutto una scelta di assoluta discontinuità rispetto al passato avrebbe potrebbe usufruire dell’appoggio di un ambiente pienamente conscio del fatto che insistere a perdifiato su un cammino costruito da un ecosistema che per forza di cose non esiste più, avrebbe come unico epilogo possibile il rischio di una stagione in sordina che l’Inter non può permettersi sotto ogni punto di vista.
Fortissimamente Jashari. La priorità del Milan è incentrata sul centrocampista del Bruges, che rappresenta il grande obiettivo, oneroso e dunque complicato, sul quale il management rossonero sta concentrando gli sforzi di Igli Tare in queste afose giornate a cavallo tra la fine di giugno e l’inizio ufficiale della sessione di calciomercato. La chiusura dell’operazione Ricci con il Torino ha regalato a Max Allegri il regista di cui aveva bisogno per cucire la manovra a centrocampo: un profilo che allarga il reparto in vista dell’arrivo ormai imminente post Mondiale di Luka Modric, e che lascia spazio, a meno di cessioni nello stesso reparto, ad un solo innesto oltre ai due già sostanzialmente messi a segno. Accantonata la pista Xhaka, perlomeno per adesso, i rossoneri sono in cerca di quel mix di tecnica e dinamismo che il centrocampista della squadra belga sembra in grado di poter garantire assieme ad ampi margini di miglioramento che suggerirebbero lo sforzo economico per arrivare alla fumata bianca. Guerra rappresenta l’alternativa tenuta in considerazione e che potrebbe tornare in auge qualora la pista principale non dovesse trovare lo sbocco auspicato. Frenata anche nella trattativa in uscita con il Como per Thiaw, che non ha ancora dato il suo benestare all’affare con i lariani privando il Milan del maxi incasso che sarebbe servito per sottolineare la concorrenza all’Inter per il baby talento del Parma Leoni: prima scelta assoluta per Max Allegri.