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Tragedia nello sport, se n’è andato un pezzo di storia

Una tragedia scuote il mondo dello sport: se n’è andato un pezzo di storia, lasciando un vuoto che nessuno potrà colmare.

Ci sono notizie che arrivano all’improvviso, anche se in fondo lo sai che prima o poi succederà. Eppure, quando accade, ti crolla qualcosa dentro. Perché certe figure sembrano fatte per resistere al tempo, come se la loro presenza fosse una costante, un punto fermo.

Sporrt in lutto
Il mondo dello sport piange il campione scomparso (sportitalia.it)

Invece no. Anche le leggende, prima o poi, ci salutano. È quello che è successo nelle scorse ore, con la scomparsa di una figura che, per chi ama la montagna, lo sport vero e le imprese fatte di fatica e cuore, rappresentava un simbolo senza tempo.

Tifosi in lacrime per la scomparsa del campione

Angelo Sormani se n’è andato all’età di 96 anni. Non era un campione da copertina, di quelli che affollano le pagine patinate o gli highlights dei social, però chi l’ha conosciuto – o anche solo sentito nominare – sa che la sua grandezza stava altrove. Classe 1929, Sormani è stato uno dei nomi storici delle staffette alpine, una disciplina che oggi sembra appartenere a un’altra epoca, ma che per anni ha rappresentato il cuore pulsante dello sport montano.

Angelo Sormani morto
Angelo Sormani il campione di sci è recentemente scomparso (Foto Instagram – sportitalia.it)

Chi ha qualche anno sulle spalle lo ricorda bene, con quella forza fisica fuori dal comune e la grinta di chi non molla mai. “Aveva una potenza fisica notevolissima anche se la tecnica un po’ mancava, altrimenti sarebbe arrivato in Nazionale”, ha raccontato il sindaco Giuseppe Sormani, che non è solo un parente, ma anche uno dei testimoni diretti di quelle imprese eroiche su e giù per i pendii. Infatti, in salita batteva persino gli Azzurri dell’epoca, un dettaglio che fa capire il livello a cui si correva, anche senza medaglie ufficiali.

Le sfide tra lui e Nino Mazza, allora presidente dello Sci Club, erano vere battaglie sportive, quelle dove contava tutto: resistenza, orgoglio, tenacia. Ma anche appartenenza. Perché in certi posti lo sci non è solo un’attività, è qualcosa che ti scorre nel sangue. “Era l’ultimo testimone delle nostre imprese storiche nello sci, per noi non solo uno sport ma un culto”, ha detto ancora il sindaco. E quelle parole pesano come macigni, perché rendono l’idea di quanto profondo sia il vuoto lasciato da Sormani.

Non è semplice spiegare a chi non c’era, a chi non ha mai vissuto una staffetta alpina o non ha mai respirato l’aria gelida della montagna all’alba, cosa rappresentasse davvero uno come Angelo Sormani. Però, senza ombra di dubbio, chi lo ha visto in azione, chi ha incrociato il suo passo o semplicemente ascoltato i suoi racconti, sa di aver perso qualcosa di prezioso. Un atleta, certo, ma soprattutto un pezzo di memoria collettiva, una radice profonda di un’identità sportiva che non va dimenticata.

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