Nel pieno di un’edizione vibrante, Wimbledon continua a offrire uno spettacolo inatteso: la convivenza di due mondi tennistici che sembrano tradursi in uno scambio in diretta tra generazioni.
Da una parte, i giovanissimi talenti del circuito – su tutti ovviamente Jannik Sinner e Carlos Alcaraz – che stanno lentamente ma con decisione uscendo dall’ombra dei Big Three; dall’altra, un autentico monumento del tennis contemporaneo: Novak Djokovic, ultimo superstite di un’era che ha dominato lo sport mondiale. Il confronto, palpabile, si concretizza ogni volta che Sinner scende in campo, con l’Italia e i tifosi europei alla finestra. Non a caso, la domanda sul paragone con Djokovic non rappresenta una boutade ma una pista concreta, studiata dalla critica e custodita dai bookmaker: l’identikit di un passaggio del testimone inizia proprio da match come quello che potrebbe opporli.

Il serbo, otto volte campione a Wimbledon, è la rappresentazione della continuità, un esempio concreto di resa mentale e tattica. Il giovane altoatesino, invece, incarna la freschezza, lo spirito di adattamento e la rapidità che caratterizzano il nuovo tennis. Pur camminando in direzioni opposte – Djokovic con la calma glaciale, Sinner con l’intensità ritmica – entrambi rispondono a schemi che solo i grandi sanno praticare. E se dovessero ritrovarsi nel torneo, assisteremmo non solo a un match ma a un passaggio simbolico tra due stili, due vite sportive, due storie.
Somiglianze tra Sinner e Djokovic, l’altoatesino frena: “Siamo diversi”
Dopo la vittoria netta contro Aleksandar Vukic, che lo ha proiettato al terzo turno di Wimbledon, Jannik Sinner ha riflettuto sul paragone che molti, ormai da tempo, tracciano con Novak Djokovic. Un confronto che il numero uno del mondo affronta con rispetto e lucidità. Siamo due giocatori diversi – ha precisato subito il tennista altoatesino – abbiamo somiglianze nel modo in cui colpiamo la palla di dritto e di rovescio. Nel commentare la prestazione del serbo, Sinner ha evidenziato l’incredibile qualità del servizio: “Ho visto la sua partita oggi e ha servito incredibilmente bene”. Un elemento che, insieme alla capacità di variare il gioco, distingue Djokovic per esperienza e completezza.

Lui ha molta più esperienza di me – ha ammesso Sinner – riesce a variare il gioco molto di più. Tuttavia, ha anche riconosciuto di possedere alcune qualità che lo differenziano, come la velocità: “Forse io sono un po’ più veloce. A livello di costanza di rendimento dentro la partita forse sì, ci sono alcune somiglianze”. Ma è nell’ultima riflessione che emerge con chiarezza l’ammirazione di Sinner per Djokovic: “Credo che alla fine mi abbia dato molti consigli per rendere il mio gioco simile al suo, ma comunque mantenendo il mio stile. Djokovic è sicuramente la persona a cui mi ispiro di più, quella da cui ho attinto di più”.