Damien Comolli ha scelto François Modesto. Avrà pensato che se il dirigente ha lavorato bene con Adriano Galliani, al Monza, è l’uomo giusto per stare accanto lui che vuole gestire allo stesso modo. Il tempo svelerà se l’intuizione è stata giusta e se il neo dirigente davvero non si occuperà minimamente di mercato, pur avendo entrature importanti che potrebbero fare la differenza, anche a Torino, soprattutto per dare continuità alle scelte fatte da Giuntoli nella precedente gestione. Il ruolo che è stato affidato a Modesto non dovrebbe avere sponde sul mercato né tantomeno sullo scouting: per quello arriverà un direttore sportivo, che di trattative ne farà poche e proprio per questo dovrebbe arrivare a fine estate. L’ex Monza invece supporterà Tudor e sarà il primo riferimento per la squadra.

Chi dice che non c’è più la Juve di una volta, ebbene che entri in fretta in un’ottica ancora più ampia: non c’è più traccia neanche del calcio di una volta. Tanto che la struttura dirigenziale alla Continassa sta cambiando pelle e si trasformerà ancora per vivere dinamiche completamente nuove: consulenti per lo scouting, meno osservatori e maggiore monitoraggio sul patrimonio interno. Muterà tutto in modo così radicale che sembra quasi la preparazione per l’arrivo di un nuovo grande uomo al comando: né Del Piero né Platini per i sentori che ci sono al momento, più probabile che sia proprio Elkann il presidente del futuro dopo una trasformazione così netta voluta e tanto supportata (anche economicamente) da lui. Intanto Comolli orchestra da uomo azienda del fare, Chiellini opera al suo fianco per nome e conto della storia, gli operativi – i neo direttori – avranno dei compiti precisi e con pochi margini d’errore. Il passato insegna: servirà compattezza.

Il futuro prossimo della Juve passa da cose semplici: un mercato all’altezza delle ambizioni del club, una certa attenzione sui conti ma soprattutto nelle scelte. Le decisioni le prende Comolli, il direttore generale, ma nel processo di valutazione interno tutti sono chiamati a prendere le proprie responsabilità. Non saranno più gradite le scelte a cuor leggero o le puntate al buio con sorprese poco gradevoli sul campo: l’estate scorsa la Juve ha messo oltre 100 milioni su gente che è già sul mercato perché ritenuta poco all’altezza o funzionale (Douglas Luiz, Nico Gonzalez, Kelly) e ai casi spinosi bisogna dare un taglio netto con nuove strategie. Emerge che per Vlahovic servirebbero 10 milioni per lasciarlo andare, 12 gliene deve la Juve nel caso in cui fosse costretta a trattenerlo: accettare lo status di riserva di lusso, a 25 anni, per lui potrebbe essere più svilente di andare a giocare in Turchia o in Arabia Saudita, ancora più nell’anno di avvicinamento al Mondiale. Al peggio la Juve si accontenterà di lui come di vide David, che ha preso a zero.






