In un’edizione di Wimbledon all’insegna del duello generazionale, Jannik Sinner ha conquistato la sua terza finale stagionale Carlos Alcaraz.
L’altoatesino ha raggiunto questo traguardo grazie a una prova monumentale nei quarti contro Novak Djokovic, dominando in lungo e in largo e guadagnando ben 900 punti in classifica ATP, consolidando così la sua posizione di numero 1 del mondo. Il percorso di Sinner a Wimbledon è stato un mix di talento, compostezza e determinazione: ha gestito gli scambi con freddezza, ha mantenuto la calma quando la luce sul Centre Court creava complicazioni, e ha dimostrato una maturità che lo avvicina ai campioni del passato.

Questo risultato non solo lo ha portato a disputare la quarta finale Slam consecutiva, ma lo innalza a un livello di riconoscimento che lo mette in fila dietro colossi come Nadal, Djokovic e Federer, diventando – al momento – il giocatore più giovane nell’era Open a centrare questo tipo di record. La finale con Alcaraz, suo tredicesimo incrocio stagionale, si è rivelata un evento di straordinario valore tecnico e psicologico. I due hanno già dimostrato di essere i dominatori in campo: uno per la solidità mentale e la potenza controllata, l’altro per abilità in allungo e creatività offensiva. Il loro confronto a Wimbledon ha rappresentato dunque il climax di una stagione di alto livello, con la prestigiosa erba londinese a fare da teatro perfetto per un confronto tra due veri mostri sacri. Situazione in cui il risultato finale è contato veramente poco…ma il comportamento un po’ di più.
Sinner e Alcaraz, due modi di pensare totalmente diversi
In un tennis moderno dove l’energia in campo sembra diventare sempre più centrale, Sinner si è distinto per una compostezza da fuoriclasse zen. Il giornalista Massimiliano Ambesi ha evidentemente apprezzato questo aspetto, sottolineando che, mentre Alcaraz e altri protagonisti incanalano tensioni ed emozioni attraverso urla o gestualità forti, la personalità di Sinner ricorda la sobrietà e l’eleganza di Roger Federer. Vale un po’ per tutti, sia per Fonseca che per Alcaraz – ha getto Ambesi – Sei figlio di una realtà sociale in cui sei cresciuto… Sinner si distingue perché ha un atteggiamento diverso, che in qualche modo ricorda Federer. Molti apprezzano. È una questione di avere senso della misura: se fai un urlo pronunciato continuamente diventa fastidioso.

Le esultanze vigorose in risposta a un errore avversario rischiano di urtare chi predilige rispetto e fair play. Qui Sinner traccia una linea diversa: l’esuberanza sì, ma misurata, senza indulgere nel troppo. Un approccio che riflette maturità, intelligenza tattica e attenzione all’immagine, oltre che al risultato, frutto di una preparazione culturale evidentemente diversa. Questa differenza di stile diventa un elemento distintivo in ogni scontro tra i due: perché questa non è solo una partita tra campioni, ma una sfida tra modi opposti di interpretare lo sport. Da una parte l’irruenza e la grinta – tipiche di Alcaraz, elettrizzante e appassionato; dall’altra la statura di Sinner, che punta sulla concentrazione, la tecnica e un’eleganza sobria che disdegna persino troppe attenzioni.






