La stagione 2025 della Ferrari non può certo definirsi sorprendente. Dopo l’annuncio choc dell’arrivo di Lewis Hamilton al posto di Carlos Sainz, le aspettative per la scuderia di Maranello erano altissime.
Eppure, a metà campionato, il bilancio resta in chiaroscuro. Il talento del sette volte campione del mondo non ha ancora portato i frutti sperati: zero podi per l’inglese, prestazioni al di sotto delle attese e un adattamento alla nuova monoposto che procede con evidente lentezza. Sul fronte opposto, Charles Leclerc alterna weekend di ottimo livello ad altri meno brillanti. È lui, per ora, a tenere in piedi il morale del box, con qualche lampo che ha riportato il Cavallino a sognare, seppur brevemente. La posizione in classifica costruttori – attualmente la Rossa è seconda – sembra confortante, ma nasconde un distacco tangibile e pesante dalla McLaren, vera dominatrice della stagione con un duo formato da Oscar Piastri e Lando Norris che sta sbaragliando la concorrenza.

Il problema, però, va oltre i risultati. È una questione di identità, di continuità, di equilibrio. La Ferrari sembra ancora lontana da una vera e propria coesione tecnica e strategica, ed è proprio in questo contesto che iniziano a emergere le tensioni, le delusioni, le fratture non ancora rimarginate. Una su tutte, quella legata all’addio di Carlos Sainz, pilota che nel suo ultimo anno in rosso ha dimostrato professionalità, determinazione e risultati. E che oggi, da pilota della Williams, ha deciso di rompere il silenzio.
Sainz gela Maranello: “Avrei potuto fare a pezzi la Ferrari”
A rivelare il retroscena è stato lo stesso Carlos Sainz, intervenuto al podcast High Performance con parole schiette e, per certi versi, taglienti. Il pilota spagnolo ha raccontato il suo addio alla Ferrari con un mix di amarezza e orgoglio. Un pilota con un grande ego avrebbe potuto fare a pezzi la Ferrari in quell’anno – ha detto, lasciando intendere quanto fosse forte la frustrazione per una decisione che ha cambiato radicalmente il suo futuro. Sainz non ha mai nascosto il disappunto per essere stato messo da parte dopo stagioni solide e contributi determinanti. Ma ha anche ribadito di aver scelto un approccio responsabile: “Il mio diavolo mi diceva che ci sarebbero tante cose che avrei potuto dire, fare, cambiare. Alla fine però ha avuto la meglio il mio angelo”. Un modo elegante per dire che, pur avendo motivi per contestare, ha preferito il silenzio e il lavoro.

Sono stato professionale e ho dato tutto fino all’ultima gara per la squadra – ha aggiunto, sottolineando come la sua scelta fosse rivolta anche a chi nel team non aveva responsabilità nella decisione presa dalla dirigenza. Nessun “fuoco interno”, nessuna polemica plateale, solo dedizione fino all’ultimo giorno in rosso. Le parole di Sainz offrono uno spaccato realistico del clima che si respira in Ferrari: un mix di ambizione e precarietà, in cui anche le decisioni più strategiche possono avere ricadute umane importanti. E mentre la Williams prova a rilanciarlo, lo spagnolo continua a osservare da lontano una scuderia che sembra ancora in cerca del giusto equilibrio, tecnico e umano.






