Sinner ha appena conquistato Wimbledon, ma intanto una dichiarazione amara accende un campanello d’allarme sul futuro del tennis azzurro.
Non c’è dubbio che Jannik Sinner stia vivendo il momento più alto della sua carriera. Il campione altoatesino, già numero uno al mondo, ha trionfato sui campi in erba di Wimbledon, entrando ufficialmente nella leggenda.

Un’impresa che, detta così, potrebbe sembrare frutto di un destino inevitabile, quando invece è il risultato di un percorso fatto di sacrifici, scelte coraggiose e una determinazione che, onestamente, non si vede spesso in giro.
Sinner: mazzata per l’Italia del tennis
Proprio mentre l’Italia si gode il suo campione, ecco arrivare una doccia fredda. Durante una recente puntata di TennisMania, trasmissione condotta da Dario Puppo e disponibile sul canale YouTube di OA Sport, si è parlato a lungo del trionfo di Sinner e delle sue sfide con Carlos Alcaraz. A far discutere, però, è stata una frase di Guido Monaco, esperto di tennis e presenza fissa del programma, che ha gettato un’ombra sul futuro del movimento italiano.
“Comunque tutto bello, meno male che c’è un rivale (Alcaraz) e godiamocela, perché non ricapiterà. Speriamo di avere delle belle soddisfazioni, ma non ne nascerà in Italia un altro così…”, ha detto Monaco, con un tono che non lasciava spazio a fraintendimenti. Massimiliano Ambesi, altro ospite della puntata, ha annuito senza controbattere, quasi a confermare che quel pensiero, per quanto scomodo, era condiviso.

La verità, per quanto possa bruciare, è che ha ragione. Sinner è un unicum. Un atleta che ha lasciato la sua valle in Alto Adige giovanissimo, rinunciando agli sci per inseguire un sogno con la racchetta. È cresciuto sotto la guida di Riccardo Piatti, un maestro che ha capito subito di avere per le mani qualcosa di diverso, qualcosa che va oltre il talento naturale. Perché quello, diciamolo, da solo non basta mai. Serve fame, ossessione, capacità di sacrificarsi ogni giorno. E questo, Sinner, ce l’ha nel DNA.
In Italia, purtroppo, il sistema non sembra strutturato per produrre altri profili di questo tipo. I giovani talenti ci sono, per carità, ma spesso si perdono tra mille distrazioni, mancano di continuità, oppure semplicemente non riescono a fare il salto che separa il “bravo giocatore” dal “fenomeno”. E anche quando il talento c’è, manca quell’ambiente iperprofessionale e centrato sull’atleta che in altri Paesi è la regola, non l’eccezione.
Sinner, oggi, è il volto pulito, educato e spietatamente vincente di un’Italia che fatica a crederci fino in fondo. Ed è proprio per questo che le parole di Monaco fanno male: perché sono vere. Perché mentre celebriamo con orgoglio questa storica vittoria a Wimbledon, dobbiamo anche fare i conti con l’idea che potremmo non vedere un altro Jannik per decenni, forse mai più. Intanto, godiamocelo. Fino all’ultimo colpo.






