Dopo mesi dall’accaduto, torna prepotente lo scandalo Clostebol. Jannik Sinner, fresco vincitore di Wimbledon è stato coinvolto insieme ad altri italiani.
Il caso Clostebol rimane un capitolo scottante nella carriera di Jannik Sinner, accusato di aver assunto accidentalmente una sostanza proibita. L’altoatesino rischiò di andare incontro a una squalifica iniziale di due anni, imposta dalla WADA e confermata in parte anche dall’ITIA dopo difficili negoziazioni. In un momento cruciale, Sinner optò per il patteggiamento: tre mesi di stop, da febbraio a maggio, evitando così di rischiare due stagioni di lontananza dal circuito, magari ridotte a una. La scelta del patteggiamento fu vista come una mossa pragmatica, ma il clamore mediatico fu inevitabile.

La vicenda scatenò una bufera. Il mondo del tennis e i media si riversarono sul caso, generando dibattiti accesi e divisioni tra chi difendeva Sinner e chi chiedeva pene severe. Tra i detrattori più imperterriti ci fu Nick Kyrgios, che si lasciò andare a post taglienti e frecciatine social contro l’altoatesino, usando toni spesso crudi e provocatori. Benché la squalifica fosse conclusa e Sinner avesse scelto la via del recupero tempestivo per non interrompere la propria stagione, lo spettro del caso rimase vivo e controverso, alimentando ulteriori tensioni. Alla fine, la strategia del patteggiamento consentì a Sinner di tornare in campo a maggio e, in pochi mesi, vincere un titolo come Wimbledon, ribaltando molte aspettative. Ma la scia dello scandalo ha trovato terreno fertile negli attacchi di personaggi influenti come Kyrgios, che vedono in quell’accordo un precedente pericoloso: un campione che sembrava evitare un castigo più severo, e che ne sarebbe uscito apparentemente intatto.
Perché Kyrgios ce l’ha con Sinner: le frecciatine e le spiegazioni
Il rancore di Nick Kyrgios nei confronti di Jannik Sinner emerse chiaro nei giorni seguenti lo scandalo Clostebol. L’australiano, noto per il suo temperamento irriverente, lo attaccò pubblicamente sui social, inveendo contro un trattamento a suo avviso privilegiato. Ero arrabbiato, frustrato – ha dichiarato, sottolineando come lo stesso avrebbe potuto “prendere scorciatoie” per guarire, ma non l’ha mai fatto perché “non era corretto”. La sua campagna a colpi di post e tweet divenne un vero e proprio assedio mediatico. Durante un’intervista al podcast UTS Talk Show, guidato da Patrick Mouratoglou, Kyrgios ha tracciato la radice del suo scontento: anni di impegni fisici, infortuni, riabilitazioni prolungate, dove ogni decisione medica doveva essere fatta in modo trasparente. Ha messo a confronto questa esperienza con quella vissuta da Sinner, per il quale la squalifica breve e il successivo trionfo hanno rappresentato un flusso troppo veloce e agevolato. Voglio solo che tutti siano trattati alla stessa maniera – ha proseguito.

In particolare ha attaccato il trattamento riservato ad altri atleti, citando tra le righe Stefano Battaglino, squalificato per quattro anni per lo stesso principio attivo: “Anche altri italiani erano coinvolti e sono stati trattati diversamente”. Uno squilibrio che non poteva, secondo lui, restare senza risposta. Ma non tutto è rimasto rancore. Alla fine Kyrgios ha voluto mettere una pietra sopra, riconoscendo i risultati straordinari ottenuti da Sinner dopo il dramma Clostebol: “Il modo in cui è tornato è stato impressionante… sembrava non fosse successo niente”. Kyrgios ha ammesso che per il tennis lo status di Sinner è importante, pur sottolineando: “Tutto quel caso per me è stato un disastro. Un brutto spettacolo per il nostro sport”. Una presa di posizione forte, segnata da frustrazione e passione per un tennis di equità. Ma anche un riconoscimento verso quel ragazzone altoatesino che, alla fine di tante rotture, ha risollevato la testa e vinto troppe partite importanti per essere ignorato.






