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Pazzesco Zanardi, tifosi in lacrime: inarrestabile

Non c’è momento in cui il nome di Alex Zanardi non venga sussurrato in qualche parte del mondo, o dell’Italia. Dopo anni dall’ultimo incidente, le lacrime per i tifosi non sono ancora finite.

Ci sono atleti che vincono gare. E poi c’è Alex Zanardi, che ha vinto sfide che non erano nemmeno in programma. Quelle che non si corrono su circuiti asfaltati, ma nei corridoi degli ospedali, tra le lamiere contorte, tra il silenzio delle rianimazioni. Il suo nome, oggi, non è solo un simbolo dello sport, ma una metafora di resistenza. Di vita. Di riscatto. Zanardi ha smesso da tempo di essere solo un pilota. Quando il destino lo ha messo alla prova con due incidenti che avrebbero piegato chiunque, lui ha risposto senza chiedere sconti. Non ha cercato pietà, non ha chiesto permesso. È ripartito, sempre. Lo ha fatto con una lucidità quasi disarmante, persino ironica. E lo ha fatto, come sempre, a tutta velocità.

Alex Zanardi
Pazzesco Zanardi, tifosi in lacrime: inarrestabile – Sportitalia.it (screen Youtube)

Perché Alex, nel profondo, ha continuato a correre. Anche quando non aveva più le gambe, anche quando le cicatrici non erano solo visibili, ma incise nell’anima. Ha corso con una handbike sulle strade del mondo, ha corso nei cuori degli italiani, ha tagliato traguardi che andavano ben oltre i metri e i cronometri. Ha parlato agli atleti, ma anche ai ragazzi, ai disabili, agli scoraggiati, agli sconfitti. E li ha convinti, uno a uno, che vale la pena crederci ancora. Non è un eroe. È qualcosa di più. È un esempio senza retorica. Un uomo che ha scelto di essere utile. Con il sorriso, sempre. Con la fatica, spesso. Con il coraggio, ogni giorno. E oggi, ogni volta che si pronuncia il suo nome, non si pensa a un podio, ma a una speranza concreta. Il ricordo rimane sempre indelebile e lo dimostrano le attenzioni social che Zanardi riceve quotidianamente.

Toronto, 1998: il giorno in cui Zanardi si prese la leggenda

Il tweet è secco, evocativo: “Quella gara a Toronto si chiuse così, con un sorpasso eccezionale di Zanardi su Michael Andretti per la prima posizione a tre giri dalla fine”. Bastano queste parole, e chi c’era ricorda. Chi non c’era, oggi può solo immaginare. Ma per chi ha avuto il privilegio di vedere quel video, è impossibile non restare senza fiato. Era il 1998. Il circuito cittadino di Toronto vibrava. Michael Andretti davanti, Zanardi incollato come un’ombra scomoda e determinata. Tre giri al termine, e il colpo da maestro. Una staccata perfetta, chirurgica, beffarda. Sorpasso all’interno, manovra pulita quanto brutale. L’America intera spalancò gli occhi: Zanardi non aveva solo vinto la gara, aveva cambiato il finale.

Alex Zanardi
Toronto, 1998: il giorno in cui Zanardi si prese la leggenda – Sportitalia.it (screen Youtube)

Quel momento è diventato leggenda. Non per il trofeo, non per i punti. Ma per ciò che rappresentava. L’uomo che non si arrende, che aspetta il momento giusto. Che non forza, ma costruisce. Non urla, ma colpisce. Lì, in quella curva, si è compiuto un destino, ovvero quello di un ragazzo italiano che avrebbe poi affrontato curve molto più dure, ma con lo stesso spirito. Lo stesso piede fermo. Lo stesso istinto. Il video oggi rimbalza sui social come un cimelio e chi lo guarda non può fare a meno di stringere i pugni e lasciar andare qualche lacrima. Perché in quella curva, e in mille altre dopo, Alex ha mostrato al mondo che il talento è solo l’inizio. La vera forza sta in quello che scegli di fare quando tutto sembra già deciso.

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