Cincinnati è un torneo che vale più di 1000 punti per Jannik Sinner. Questo però comporta un peso non indifferente e l’ostacolo potrebbe mettere a dura prova il giovane altoatesino.
Archiviata senza troppi patemi la sfida con Daniel Elahi Galan, Jannik Sinner si tuffa anima e corpo nell’avventura di Cincinnati 2025 con la consapevolezza di vivere uno dei momenti più luminosi della sua carriera. Il trionfo a Wimbledon contro Carlos Alcaraz ha sancito, se mai ce ne fosse stato bisogno, la sua definitiva consacrazione tra i grandi del tennis mondiale. Il numero uno del mondo arriva in Ohio con un carico di fiducia enorme, ma anche con un fardello importante: difendere 3000 punti complessivi tra Cincinnati e US Open, un bottino che inevitabilmente ridurrà il margine su un Alcaraz pronto a fiutare ogni occasione. Cincinnati, però, va oltre la semplice necessità di tenere il passo in classifica. Per Sinner non è solo il torneo che lo scorso anno lo ha visto alzare il trofeo, né il palcoscenico legato ai ricordi spiacevoli del caso Clostebol, poi archiviato.

Questa edizione può diventare il trampolino per scrivere un altro capitolo di storia personale: vincere qui significherebbe blindare la propria leadership e ribadire una supremazia sul cemento che negli ultimi mesi è apparsa quasi disarmante per gli avversari. Le sensazioni alla vigilia sono quelle di un giocatore consapevole, maturo, capace di unire tecnica sopraffina a una forza mentale che gli consente di gestire con freddezza anche i momenti più delicati. Sul cemento americano, Sinner sembra avere un passo in più rispetto alla concorrenza. La rapidità degli spostamenti, la solidità da fondo campo e la capacità di alzare il livello quando conta lo rendono un avversario temuto da tutti. Cincinnati, quindi, non è solo un passaggio obbligato verso New York, ma una vera e propria occasione per consolidare il dominio e lanciare un messaggio chiaro: chi vuole vincere dovrà passare da lui.
Cincinnati, obiettivo Federer per Sinner: il bis che manca da dieci anni
Se Jannik Sinner dovesse riuscire a trionfare anche in questa edizione di Cincinnati, entrerebbe in un club estremamente esclusivo. L’ultimo a riuscirci è stato Roger Federer nel 2015, quando lo svizzero mise la firma sul secondo titolo consecutivo in Ohio. Da allora, nessun altro ha saputo ripetersi, complice un livello di competizione sempre più alto e un ricambio generazionale che ha reso ogni torneo una battaglia a sé. Per Sinner, eguagliare Federer significherebbe molto più che aggiungere un trofeo alla bacheca. Sarebbe la conferma di una continuità di rendimento impressionante, capace di resistere alla pressione, alle aspettative e alle insidie di un calendario logorante.

Lo scorso anno, il cammino verso il titolo fu tutt’altro che semplice: nei quarti di finale dovette rimontare Andrey Rublev, in semifinale ebbe la meglio su Alexander Zverev dopo una battaglia durissima, e in finale superò Frances Tiafoe con una prestazione magistrale. Quest’anno, le condizioni sembrano persino più favorevoli. Il cemento americano esalta le sue caratteristiche, la fiducia è ai massimi e il peso della leadership mondiale, lungi dall’essere un fardello, sembra un motore che lo spinge a dare sempre di più. Vincere a Cincinnati per il secondo anno di fila significherebbe non solo avvicinarsi ancora di più al mito Federer, ma anche presentarsi agli US Open con un’aura da imbattibile, pronto a difendere il titolo e a continuare una stagione già entrata di diritto nella storia del tennis italiano.






