La notizia che arrivata nelle ultime ore ha sconvolto l’Italia e il mondo dello sport. Un grande campione è morto e il lutto che ha travolto tifosi e famiglia è immenso.
Certe storie cominciano con il sole alto, il sudore sulla fronte e un traguardo da inseguire. Storie di passione, di sacrificio, di chilometri percorsi allenamento dopo allenamento, fino al giorno più atteso: quello in cui rappresenti il tuo Paese davanti al mondo. Ma talvolta, la corsa prende una direzione inaspettata. Siamo a migliaia di chilometri dall’Italia, in una città che in questi giorni ospita l’élite di una disciplina che vive di resistenza, concentrazione e precisione. Una giornata torrida, di quelle che mettono alla prova anche i più forti: il termometro segna oltre 40 gradi, l’aria è pesante e il percorso non concede tregua. Tra gli atleti in gara c’è un volto noto dell’ambiente, un ragazzo che ha già dimostrato di avere talento e determinazione per competere al massimo livello.

La sua prova procede regolarmente, scandita dai rilevamenti di un dispositivo GPS che accompagna ogni passo, fino a quando il tracciato smette di muoversi. È un segnale che non lascia spazio ai dubbi: qualcosa non va. In pochi secondi, quello che fino a un attimo prima era uno sforzo controllato si trasforma in emergenza. I soccorsi si attivano immediatamente, gli organizzatori e il team si muovono come un solo corpo. L’obiettivo, ora, non è più il podio, ma la vita stessa. Da quel momento, il tempo si dilata. I compagni, i tecnici, la famiglia e perfino membri del governo si mobilitano per garantire al ragazzo ogni possibile aiuto. La speranza rimane aggrappata a un filo, mentre i medici fanno il possibile in una battaglia che non concede pause, finché purtroppo non arriva la tragica notizia che lascia lo sport sgomento.
Addio a Mattia Debertolis, l’Italia dell’orienteering in lutto
La conferma, purtroppo, è arrivata dalla Federazione Italiana Sport Orientamento: Mattia Debertolis non ce l’ha fatta. Il 29enne trentino, ingegnere civile residente a Stoccolma, è scomparso a tre giorni dal grave malore che lo aveva colpito durante la prova d’esordio dei World Games a Chengdu, in Cina. Secondo le ricostruzioni, Debertolis stava affrontando il percorso sotto una temperatura di circa 43 gradi quando si è accasciato a terra. Il GPS in dotazione agli atleti aveva segnalato il suo arresto improvviso, facendo scattare i soccorsi. Trasportato d’urgenza in ospedale, era stato ricoverato in terapia intensiva in condizioni gravissime.

Negli ultimi giorni, al suo fianco c’erano la madre Erica Zagonel, il fratello Nicolò, la compagna Jessica, il padre Fabio, i nonni, il presidente di società Gabriele Viale, il commissario tecnico Stefano Raus, compagni e amici di squadra, oltre ai rappresentanti della IOF e del comitato organizzatore. Oggi, poche ore prima della sua scomparsa, aveva ricevuto il sacramento dell’Estrema Unzione dal vescovo di Chengdu, arrivato dopo un viaggio di due ore. La FISO ha ringraziato il governo italiano e il ministro Andrea Abodi per il supporto, sottolineando l’eccellenza dell’assistenza clinica ricevuta in loco. Con la morte di Mattia Debertolis, l’Italia dell’orienteering perde non solo un atleta di valore, ma un esempio di dedizione e umanità.






