La MotoGP sta vivendo un momento delicato e l’ennesima vicenda csta facendo discutere tifosi e addetti ai lavori.
Chi segue la MotoGP da anni sa bene che le polemiche non sono mai mancate. D’altronde, si tratta di uno sport ad altissima velocità e intensità, dove basta un contatto o una traiettoria sbagliata per scatenare discussioni infinite.

Tuttavia, quello che sta succedendo in questa stagione ha davvero dell’incredibile. Infatti, siamo ormai arrivati a una situazione che va oltre la semplice gestione delle corse e delle penalità, toccando un punto che, senza ombra di dubbio, rischia di compromettere la credibilità stessa del campionato.
Minacce in pista per il pilota in MotoGP
Al centro di tutto c’è Franco Morbidelli, pilota della Pertamina Enduro VR46, che in questo 2024 ha dovuto fare visita ai commissari di gara con una frequenza che ha lasciato più di qualcuno perplesso. Non è la prima volta che il pilota italiano si trova sotto osservazione, ma quest’anno la pressione sembra aver raggiunto livelli insostenibili. Lo scorso fine settimana a Barcellona è arrivata l’ennesima prova: Morbidelli è stato penalizzato due volte in un solo weekend, un fatto che ha inevitabilmente scatenato malumori e sospetti.
Il sabato ha subito una long lap penalty dopo un incidente con Jorge Martin in volata. Un episodio già di per sé discutibile per la dinamica della manovra. Ma non è finita lì, perché la domenica, al termine del Gran Premio, è arrivata un’ulteriore penalità. Questo ha reso il weekend del pilota italiano un vero incubo. Due sanzioni in meno di 48 ore che hanno lasciato tutti con l’amaro in bocca, soprattutto considerando che episodi simili, in passato, non sempre sono stati trattati con la stessa rigidità.

E qui arriva la parte più grave. Perché secondo quanto riportato dal team manager della Pertamina Enduro VR46, i commissari di gara avrebbero deciso di andare oltre il semplice richiamo. “I commissari di gara hanno deciso che la prossima volta che farà qualcosa, avrà un ride through. Quindi dobbiamo stare un po’ più attenti, soprattutto nella prima parte della gara. È il momento in cui si è più stressati e in cui è più probabile che si verifichino errori”. Parole che suonano come una vera e propria minaccia, una linea durissima che mette Morbidelli in una posizione quasi impossibile.
Perché è chiaro che correre con la paura di una penalità automatica al primo errore non è il modo migliore per affrontare un campionato di MotoGP. Anzi, rischia di diventare un boomerang non solo per il pilota, ma anche per lo spettacolo stesso delle gare. La MotoGP, infatti, vive di aggressività, di sorpassi al limite, di battaglie serrate. Privare un pilota di quella libertà significa alterare l’essenza stessa della competizione. E se un corridore italiano come Morbidelli finisce sotto questa pressione, è inevitabile che il dibattito si allarghi e metta in discussione la gestione della direzione gara.
Il rischio è evidente: trasformare le corse in un terreno minato, dove i piloti non corrono più con coraggio e istinto, ma con il terrore di essere puniti. Una prospettiva che nessun appassionato vorrebbe vedere realizzata.






