Tadej Pogacar entra sempre più di diritto nell’Olimpo del ciclismo ma la notizia scuote l’ambiente: stavolta è finita.
Il fenomeno sloveno sembra non conoscere limiti. Vittoria dopo vittoria, Tadej Pogacar continua a ridefinire il concetto stesso di dominio. Al Giro di Lombardia ha ancora una volta mostrato tutto il suo talento, la sua forza mentale e la sua capacità di leggere la corsa come pochi altri.

Non è un caso che molti lo considerino già tra i più grandi di sempre, al fianco di leggende come Merckx, Hinault o Coppi. Infatti, quello che Pogacar sta facendo non è soltanto vincere: è trasformare ogni gara in un piccolo capolavoro di strategia e potenza.
Pogacar finito: ribaltone nel ciclismo
Eppure, proprio mentre il campione dell’UAE Team Emirates si gode l’ennesimo trionfo, una notizia nelle ultime ore ha iniziato a scuotere il mondo del ciclismo e, in qualche modo, lo stesso Pogacar. Si tratta di qualcosa che ha fatto drizzare le antenne a tutti gli appassionati, perché potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova, grande rivalità.
Il nome che rimbalza con insistenza è quello di Paul Seixas, un ragazzo di appena 19 anni, ma già capace di far parlare di sé in tutto l’ambiente. Il giovane francese è, senza ombra di dubbio, il nuovo enfant-prodige del ciclismo mondiale. Appena approdato tra i professionisti con il team Decathlon AG2R La Mondiale, ha mostrato una crescita impressionante, al punto da far pensare che possa diventare il primo vero antagonista di Pogacar nel giro di un paio d’anni.

Il suo ultimo allenamento di fine stagione, poi, ha del mostruoso: 323 chilometri in 12 ore con un dislivello di oltre 8.000 metri. Numeri che fanno venire i brividi anche ai più esperti, e che confermano quanto questo ragazzo abbia un motore fuori dal comune. Pogacar è avvisato, perché se il futuro del ciclismo ha un volto, quel volto somiglia sempre di più a quello di Seixas.
E non si tratta solo di sensazioni. Nel suo primo anno da professionista, il francesino ha già centrato risultati che molti colleghi impiegano anni a raggiungere. Ottavo posto finale al Giro del Delfinato, terzo all’Europeo e, come se non bastasse, settimo posto al Giro di Lombardia, proprio nella sua prima partecipazione a una grande classica.
Un debutto da favola, insomma. E come se non bastasse, Seixas arriva con un biglietto da visita pesante: quello del vincitore del Tour de l’Avenir, la corsa che da sempre sforna i campioni del futuro. Non è un caso che in Francia lo considerino già “l’erede designato” di Bernard Hinault, anche se lui mantiene i piedi per terra e parla solo di lavoro, sacrificio e sogni.
Pogacar, per ora, resta l’uomo da battere, il simbolo della perfezione in sella. Però, nel 2026, il ciclismo potrebbe regalarci una sfida epocale: l’esperienza e la classe dello sloveno contro la freschezza e la fame del nuovo prodigio francese. Se davvero Seixas continuerà a crescere con questo ritmo, la prossima grande rivalità del ciclismo mondiale potrebbe essere già scritta. E chissà, forse Pogacar ha appena trovato il suo vero erede.






