Nuova bufera nel mondo del calcio, che riguarda il calcioscommesse. A Reggio Calabria 5 persone sono state arrestate nell’ambito di un’operazione che coinvolge anche un arbitro. Le parole del Procuratore Giuseppe Borrelli spiegano la vicenda ed il modo in cui si suppone venissero truccate le partite
Una nuova vicenda colpisce il mondo del calcio ed in particolare le categorie della Primavera 1, Primavera 2 e Serie C. Lo scossone riguarda una nuova vicenda di calcioscommesse, a Reggio Calabria, che ha portato in data odierna all’arresto di 5 persone. Coinvolto nella vicenda anche una arbitro. A far discutere le parole del procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Borrelli, che in conferenza stampa ha spiegato l’operazione attuata dai carabinieri e i dettagli su come venivano truccate le partite.

Bufera calcioscommesse, 5 nuovi arresti: cos’è successo
Cinque persone sono state poste agli arresti domiciliari con l’accusa di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. L’operazione è scattata all’alba: i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, insieme ai finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria di Roma, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Procura della Repubblica. L’indagine si concentra sul mondo del calcio, in particolare sulle categorie minori.
Secondo quanto emerso, l’organizzazione sarebbe stata creata e guidata da un arbitro appartenente alla sezione AIA di Reggio Calabria, attivo nelle categorie Primavera, Primavera 2 e Serie C, che avrebbe gestito e manipolato l’esito di diversi incontri.

Calcioscommesse, il procuratore: “Così truccavano le partite”
Il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Borrelli, ha illustrato i dettagli durante una conferenza stampa: «All’interno del gruppo figuravano anche due soggetti toscani, coinvolti sia nella pianificazione delle scommesse sia nella gestione dei profitti. Al momento risultano truccate quattro partite. Il sistema non prevedeva il coinvolgimento diretto dei calciatori, ma si basava sulla corruzione di arbitri, incaricati di orientare le partite non solo sull’esito finale, ma anche sul numero dei gol segnati. Le gare venivano manipolate soprattutto attraverso l’assegnazione di calci di rigore, in particolare in quelle su cui si puntava sull’“over”». Il giro d’affari generato da questo sistema illecito è stimato intorno ai 40 mila euro.






