Home » Tennis » Parigi, scontro Sinner-Cahill: il campione non l’ha presa bene

Parigi, scontro Sinner-Cahill: il campione non l’ha presa bene

Jannik Sinner scuote il suo box al Masters 1000 di Parigi: tensione con Cahill durante il match con Shelton.

A volte, anche i più pacati perdono la calma. E sì, è successo pure a Jannik Sinner. L’altoatesino, di solito impeccabile per compostezza e autocontrollo, ha mostrato un lato diverso durante il suo cammino al Masters 1000 di Parigi, torneo che potrebbe, senza ombra di dubbio, riportarlo sul trono del ranking ATP.

Sinner contro Cahill
Jannik Sinner a Parigi si scontra con il suo team (Foto IG @janniksin – sportitalia.it)

Non è un segreto che la pressione sia alle stelle: Sinner è ormai entrato nel ristretto club dei fuoriclasse, e ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo viene amplificato. Però quello che è successo durante il match contro Ben Shelton ha colto di sorpresa un po’ tutti.

Sinner contro il suo allenatore Cahill

Nel pieno del quarto di finale, mentre il pubblico francese si divideva tra applausi e mormorii, Jannik ha avuto un momento di evidente nervosismo. Il primo set non stava andando come sperato, qualche incertezza fisica lo stava frenando, e il ritmo del suo avversario americano era altissimo. È in quel frangente che l’azzurro si è girato verso il suo box, con lo sguardo duro e le labbra che si muovevano veloci. Parole che, come si è capito poco dopo, non erano complimenti.

Sinner a Parigi
Prime incertezze per Sinner nel Master 1000 di Parigi (Foto IG @janniksin – sportitalia.it)

Infatti, durante un cambio campo, Sinner si è avvicinato al suo angolo e ha scosso l’ambiente con un rimprovero chiaro e diretto. Nessun urlo, ma il tono era inequivocabile: voleva più presenza, più voce, più sostegno. Le telecamere hanno subito indugiato su Darren Cahill, l’allenatore australiano che insieme a Simone Vagnozzi guida la crescita del giovane fuoriclasse. Jannik non era per niente soddisfatto di come il suo team lo stava accompagnando nel match. Secondo lui, infatti, sarebbe servita più energia, un incoraggiamento più forte nei momenti in cui la partita sembrava scivolargli di mano.

Un episodio raro, soprattutto per un giocatore che ha sempre mantenuto un’immagine quasi glaciale in campo. Però, a pensarci bene, è anche il segnale di quanto Sinner sia maturato. Non è più il ragazzo timido e riservato che accettava tutto in silenzio. È un campione che pretende tanto da sé stesso e, di conseguenza, anche da chi lo circonda. Dopo quel momento di tensione, infatti, il suo tennis ha iniziato a fluire meglio: meno errori, più coraggio, più intensità. Come se quella scossa emotiva gli avesse rimesso in ordine le idee.

Cahill, dal canto suo, ha risposto con un sorriso e qualche parola sussurrata, segno che nel team la comunicazione, anche quando diventa accesa, resta costruttiva. Alla fine, Sinner ha portato a casa la partita e ha mostrato ancora una volta la sua capacità di reagire alle difficoltà, dentro e fuori dal campo. Il sogno del numero uno, insomma, è ancora vivo. E se per raggiungerlo servono anche momenti di frizione, poco male: perché, come dimostra questa scena di Parigi, Jannik Sinner non è solo un talento straordinario, ma anche un leader vero, capace di farsi sentire quando conta davvero.

Change privacy settings
×