Damien Comolli è il nuovo ad della Juventus (Screen YouTube)
Da direttore generale ad amministratore delegato: durante la sosta la Juventus ha ufficializzato il nuovo ruolo in bianconero di Damien Comolli arrivato a Torino dal Tolosa.
Dopo l’esonero di Igor Tudor, la Vecchia Signora ha deciso di ripartire da Luciano Spalletti: una scelta arrivata dopo una serie di risultati negativi e che ha visto la triade composta da Comolli, Modesto e Chiellini virare con decisione sul tecnico di Certaldo. Risalire in campionato e provare a conquistare la qualificazione in Champions League: sono queste le due missioni a breve termine di una Juventus che ha tre allenatori a libro paga.
Il motto bianconero è un qualcosa che il nuovo dirigente sta imparando piano piano: direttamente dal palco dell’Hudl Performance Insights 2025, ha raccontato di una particolare richieste a due ex calciatori francesi della Juventus. “Passo il 30% del mio tempo pensando alla cultura del club, perché penso che non si raggiungano risultati senza una cultura. Ho chiesto a Matuidi e Trezeguet, tra gli altri, quale sia il dna della Juve. Tutti rispondono nello stesso modo: ‘Vincere‘. La cultura è qualcosa di diverso, è costruita dal basso verso l’alto. Abbiamo avuto un grande meeting questa mattina per capire quale sia la nostra cultura. Ho detto a tutti ‘voi decidete chi siamo, io posso dare qualche linea di indirizzo, ma la cultura si decide dal basso‘. La cultura sono i valori del club”.
“RedBird al Tolosa mi ha reclutato per guidare l’organizzazione con i dati. La Juve sapeva che sarei arrivato con i dati perché quello è il modo in cui penso io, è parte del mio modo di guidare il club. La chiave per il corretto uso di dati è un allineamento dall’amministratore delegato a scendere. La relazione tra management e allenatore spesso è il grande ostacolo, il punto in cui si rompe. Serve un ponte, una persona che abbia la conoscenza dei dati e parli il linguaggio del coach. Se c’è questa persona e un allenatore è aperto, il ponte funziona. Altrimenti no”.
In cosa consiste questo sistema di lavoro: “Al Tolosa misuravamo la condizione mentale di tutti i membri nello staff ogni giorno per capire se c’era stress, se non avevano voglia di venire al lavoro. È stato incredibilmente utile. Abbiamo scelto di non assumere chi non era motivato. Parlando di campo, al Tolosa vietavamo cross e tiri da lontano. Voglio intorno a me persone che mi correggano. Al Tolosa l’ho detto a chi lavorava con me: ‘se esco dalla cultura del club, dovete dirmelo; se compro un giocatore che la tradisce, dovete dirmelo'”.
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