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“Perché dovrei saperlo?”: Panatta non si trattiene, la colpa è di Sinner

Panatta non è uno che le manda a dire e Sinner lo sa bene. Proprio lui è finito spesso nel mirino dell’ex tennista e pure stavolta la musica non cambia.

C’è un’immagine che sintetizza meglio di mille statistiche il dominio di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz: due ragazzi appena usciti dall’adolescenza tennistica che si tengono per mano la stagione, attraversandola da protagonisti assoluti e lasciando agli altri soltanto frammenti, finali sfiorate o sprazzi di resistenza. Il 2025, ormai agli sgoccioli, è stato un anno scolpito nella pietra con una nettezza quasi imbarazzante: Slam, Masters 1000, finali consecutive, rimonte impossibili, rivalità tecnicamente stellare.

E soprattutto una continuità che non lascia margini alla speranza di chi prova ad avvicinarli. Per Sinner il 2025 resterà probabilmente la stagione che ha definito la sua statura. Una marcia quasi mistica, interrotta soltanto dalla sospensione di tre mesi, che rischiava di infangare il suo percorso e invece, paradossalmente, lo ha rafforzato. Alcaraz, dal canto suo, ha risposto da fenomeno: trionfi pesanti, la solita naturalezza feroce da numero uno e la convinzione di potersi spingere ancora oltre. I due, ormai, vivono in un pianeta proprio.

Jannik SInner
“Perché dovrei saperlo?”: Panatta non si trattiene, la colpa è di Sinner – Sportitalia.it (screen Youtube)

Non mancano, ovviamente, i capitoli extra-campo. Sinner si gode qualche giorno di vacanza alle Maldive con la sua compagna Laila, una pausa necessaria dopo un tour de force tra Vienna, Parigi e Torino dove ha mangiato il tennis con un’intensità disumana. Alcaraz, identico nella fame ma diverso nel temperamento, continua a lavorare come un atleta già adulto, consapevole che la stagione che verrà potrebbe essere quella dello scatto definitivo contro il grande rivale.

Il countdown, però, è già iniziato: Corea del Sud, una delle esibizioni più attese dell’off season, li metterà di nuovo uno di fronte all’altro. Un antipasto scenico prima di tuffarsi nella nuova annata, dove entrambi dovranno difendere un impero costruito con una maturità che stride con la loro età. E mentre il mondo si prepara all’ennesimo capitolo della saga, qualcuno torna a interrogarsi sul livello della concorrenza. È davvero così bassa? Oppure i due sono semplicemente irraggiungibili?

Panatta e Bertolucci accendono il dibattito: “Oggi giocano tutti allo stesso modo”

A dare voce a questi interrogativi ci hanno pensato Adriano Panatta e Paolo Bertolucci, che non sono nuovi a riflessioni pungenti. Panatta, del resto, negli ultimi anni ha spesso alternato parole di stima a critiche decise nei confronti di Sinner, non tanto per i risultati quanto per la sua idea di tennis moderno, troppo standardizzato rispetto a quello interpretato dai campioni degli anni Settanta.

Carlos Alcaraz
Panatta e Bertolucci accendono il dibattito: “Oggi giocano tutti allo stesso modo” – Sportitalia.it (screen Youtube)

L’attuale numero 2 al mondo occupa il pensiero degli appassionati, a volte anche troppo: “Ci fermano per strada e ci chiedono sempre come sta Sinner – sbotta Panatta – . Ma non lo sappiamo, perché dovremmo saperlo? L’ho visto due volte in vita mia. ‘Ciao. Come stai? Bravo’ . Tutto qua”.  Le parole dell’ex numero quattro del mondo si spostano poi su una sensazione che molti, sottotraccia, condividono: la distanza con gli altri rivali.

“Negli anni ’70, se vai a vedere la classifica mondiale, tutti i primi dieci avevano vinto almeno uno Slam. C’era molto più equilibrio e potevano anche perdere. Adesso non perdono mai. Loro sono molto forti, ma si è uniformato il tipo di gioco. Oggi giocano tutti allo stesso modo. Non ci sono più attaccanti”. Una fotografia che apre un dibattito più ampio: è davvero il tennis moderno ad aver perso sfumature, o sono Sinner e Alcaraz a elevarsi talmente sopra il resto da far sembrare tutto appiattito?

A rispondere, con altrettanta franchezza, è stato Paolo Bertolucci, che ha allargato il discorso ai decenni recenti: “Con i Big 3 c’erano anche i Juan Martin del Potro, Stan Wawrinka, Jo-Wilfried Tsonga. C’era sicuramente molta più concorrenza, ora ci sono solo due uomini al comando”. Un giudizio tutto sommato provato dai fatti, quasi impietoso, che però restituisce un’immagine chiara della distanza attuale. Non una critica diretta ai due giovani fenomeni, ma piuttosto uno sguardo nostalgico verso un tennis che offriva varietà stilistiche più accentuate e un numero maggiore di avversari credibili.

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