Nelle ultime ore è arrivata una decisione che ha sorpreso tutto il mondo del tennis. Sinner è stato incastrato e ora c’è anche l’ufficialità.
A ripensarci oggi sembra quasi impossibile, una nota stonata in una sinfonia che continua a riempire stadi e classifiche: immaginare Jannik Sinner lontano dal tennis, addirittura pronto ad abbandonare tutto. Eppure è accaduto davvero. Non in un momento marginale, non quando l’altoatesino era un giovane in costruzione, ma nel pieno della sua ascesa, con il mondo già convinto che il ragazzo dai capelli rossi sarebbe stato un punto fermo del tennis per anni. A distanza di mesi, rileggere le sue parole fa ancora effetto.
Sinner ha confessato di aver pensato al ritiro durante il periodo più difficile della sua carriera, quando la vicenda legata alla sospensione per clostebol aveva incrinato certezze e rovinato equilibri. “Sì, mi era passato per la testa”, ha ammesso. Una frase pronunciata quasi in un soffio, ma che lasciò il mondo del tennis improvvisamente senza fiato. Sentir parlare così un tennista che, solo pochi giorni prima, trascinava folle e generava paragoni con le leggende, aveva un peso specifico enorme.

La solitudine del circuito, la diffidenza di alcuni colleghi, la pressione di chi giudica senza conoscere: tutto aveva spinto Sinner a interrogarsi su ciò che stava facendo della sua vita. Aveva raccontato di non sentirsi a proprio agio negli spogliatoi, di percepire sguardi diversi, giudizi non detti. Era un ragazzo a un passo dal precipizio emotivo, più vicino al ritiro che a un nuovo allenamento.
Poi, qualcosa è cambiato. La scelta di restare, ancora una volta, è stata figlia della sua capacità rara di trovare lucidità anche nella tempesta. Ed è quasi paradossale pensare che oggi, meno di un anno dopo quel momento fragile, Sinner si ritrovi nella posizione opposta: non più sull’orlo dell’addio, ma seduto a un tavolo prestigioso, chiamato a giudicare il futuro di chi sogna di diventare come lui. U
Sinner diventa giudice: in giuria al “Breakthrough of the Year”
Per fortuna, Jannik Sinner non si è ritirato. Per fortuna del tennis, dei tifosi, degli appassionati, e probabilmente anche dei suoi colleghi. E i risultati del 2025 sono lì a ricordarlo ogni giorno: due Slam conquistati in un solo anno, il numero 1 al mondo, una serie di partite epiche che hanno ridefinito la percezione stessa del tennis moderno. È stato un anno di dominio, di riscrittura delle gerarchie, di una crescita che ha trasformato l’altoatesino in un punto di riferimento globale.
È anche per questo che l’ATP ha deciso di affidargli un compito che va oltre il campo: Sinner sarà uno dei giudici del prestigioso premio “Breakthrough of the Year”, il riconoscimento destinato al miglior giovane rivelazione della stagione. Una responsabilità simbolica e sostanziale, perché per la prima volta la giuria riunisce soltanto ex o attuali numeri uno del mondo, un’élite che racconta il presente e il passato del tennis.

Sinner dovrà scegliere tra quattro talenti emergenti, volti freschi che rappresentano il futuro della racchetta: Jack Draper, Joao Fonseca, Jakub Mensik e Valentin Vacherot. Profili diversi, percorsi differenti, tutti riuniti sotto lo sguardo di un giocatore che, di svolte e ascese improvvise, ne sa qualcosa. Attorno a lui ci saranno nomi che hanno scritto la storia come Novak Djokovic, Rafael Nadal, Roger Federer, Andy Murray, Carlos Alcaraz.
Una giuria di stelle che va dal passato glorioso al presente più brillante, con Sinner che ne rappresenta la continuità, forse perfino l’evoluzione, insieme a Carlitos. Il fatto che l’ATP abbia scelto proprio lui per far parte di questa commissione dice molto del suo status attuale, quindi non più soltanto un campione, ma un punto di riferimento istituzionale, un uomo a cui il tennis chiede giudizio, competenza e responsabilità.






