Olimpiadi, la storia di Viscera: il cavallo disabile onorato come un atleta

Alle Olimpiadi non partecipano solo gli esseri umani, ci sono anche i cavalli che sono l’ideale completamento del lavoro dell’uomo negli sport equestri

Olimpiadi Viscera
Viscera il cavallo con un occhio solo di Therese Viklund (Getty Images)

Ama le mele più di qualsiasi altra cosa. Ma la sua padrona lo tiene a stecchetto, perché se ne mangia troppe – è molto viziata e coccolata – soffre di acidità di stomaco. Non si addormenta fino a quando la sua laddie non lo va a salutare mettendogli la copertina della notte. E quando si fa preparare per la gara apprezza la musica: ultimamente pare gli piaccia molto il reggaeton.

Viscera, il cavallo con un occhio, alle Olimpiadi

Si chiama Viscera, ed è una delle grandi protagoniste di questa edizione delle Olimpiadi. Iscritta per la Svezia alla competizione di cross country è un’atleta a tutti gli effetti, festeggiata quasi quanto le ragazze che hanno appena conquistato per la prima volta nella storia olimpica del loro paese la finale di calcio femminile.  La sua storia è triste, ma a lieto fine.

Viscera è una meravigliosa esemplare di Hannoveraner, una razza che esiste da almeno cinquecento anni e che era stata creata per accompagnare i nobili di Sassonia e Pomerania alla caccia. Sono cavalli docili, giocosi, solidi, dei grandissimi lavoratori: con gli anni sono diventati tra i migliori per il cross country. Non saltano, non fanno esibizioni al dressage: ma corrono su qualsiasi terreno e con qualsiasi clima adattandosi a qualunque rider. Cavalli di una intelligenza rara.

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Therese e Viscera

Viscera, 13 anni, nasce con un pet-degree da fuoriclasse: è nata per diventare una campionessa. E come tale viene allevata e allenata. Quando è nel pieno della condizione per puntare ai grandi trofei contrae l’uveite, una infiammazione nel nervo ottico irreversibile. Inizialmente viene curata con farmaci e terapie ma non ci sono alternative: nel 2018 Viscera perde l’occhio destro. Uno shock per lei e per Therese Viklund, l’amazzone che da anni la allena: “Non pensavamo si sarebbe adattata a un fatto così drammatico, i cavalli sono comunque timorosi per istinti e se non vedono bene il campo rischiano di non affrontare gli ostacoli. Viscera dopo un mese dall’intervento correva, e dopo due era in gara con me”.

Consapevole della sua condizione di parziale disabilità, Viscera si lascia coccolare: “Doppia razione di mele per diverse settimane ma non ha mai smesso di lavorare e di uscire tutti i giorni, con qualsiasi clima. Inizialmente ho lavorato anche con un altro cavallo perché ero convinta che non avrebbe mai più gareggiato. Non avrei mai rinunciato a lei ma competere era un rischio per me e anche per lei. Dopo la prima gara non ho mai avuto dubbi che avremmo continuato a gareggiare insieme”.

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Compagne inseparabili

La sua storia è commovente, e Viscera fa comunque notizia anche lei e Therese non passano il taglio del dressage. Sono eliminate, i migliori degli esclusi, prima della gara decisiva. Ma l’amazzone non ha rimpianti: “Ci meritavamo questa esperienza insieme e se tornassi indietro non farei niente di diverso e punterei ancora su di lei. Ora torniamo a casa per preparare le prossime gare. Viscera è tosta e credo si renda conto di avere perso la gara, cosa che non le piace”.

Per lei mele prima della trasferta intercontinentale e molte coccole. Perché un’altra delle cose che Viscera adora è rotolarsi sul prato: 758 chili di affetto domestico, e a quell’occhio che manca nessuno fa più caso.

 

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