Il muro contro muro ha fallito miseramente. Mai come nella sessione (o presunta tale) di mercato che si è appena conclusa, l’andazzo certificato dai fatti ha rappresentato come la scelta di mettere alle strette le società con i mezzi a disposizione di calciatori ed agenti si sia rivelata disastrosa sotto tutti i punti di vista. In primis quello mediatico, da cui deriva quello ambientale, fino a quello pratico che è di fatto indiscutibile.
Il caso Skriniar è oltremodo eloquente: ad accordo con il PSG già reperito (e c’è chi sussurra già siglato), non si trova una singola motivazione per andare a spiattellare la propria versione dei fatti nel tentativo di forzare la mano come ha scelto di fare l’agente dello slovacco Roberto Sistici. Il karma avverso ha voluto che proprio nel corso di quell’intervista l’ex capitano dell’Inter desse luogo ad una delle sue peggiori prestazioni con la maglia nerazzurra, ma è soprattutto la capacità di riuscire a passare dalla parte del torto pur avendo di base tutte le ragioni di una scelta di carriera condivisibile ad impressionare. Strategia di uscita incomprensibile e che ovviamente non ha portato ai frutti sperati.
Un plauso alla reazione matura della tifoseria nerazzurra, che ha saputo discernere il professionista dalle scelte di chi lo rappresenta e non andrà ad aggiungere tensioni controproducenti per l’ambiente in relazione ad una decisione incontrovertibile.
Ancora diverse le dinamiche di altri due scontenti di lusso della sessione, come Zaniolo ed Amrabat. Il caso del romanista è decisamente contorto nella lettura, perché appare evidente che entrambe le parti in causa abbiano sbagliato qualcosa. In primis il giocatore che decide di non mettersi a disposizione della squadra per spingere alla cessione, e poi la società nella richiesta nemmeno troppo velata di accettare una proposta che Zaniolo ha più che lecitamente rispedito al mittente. I cambi d’opinione successivi (sia nel valutare tardivamente la proposta del Bournemouth, sia nel tendere la mano alla Roma a mercato finito) certificano la confusione che ha contraddistinto un quadro da cui esce sconfitta principalmente la società che non ha monetizzato quello che pensava ed è destinata a non farlo nemmeno in estate, nonostante le forzature mediatiche di supporto.
Sul fronte Amrabat invece la paternità dell’errore sta tutta dalla parte del giocatore: impensabile che uno dei pochi club sani e dotati di disponibilità economica come la Fiorentina potesse scendere a compromessi svalutando nell’immediato una delle proprie risorse più importanti sul campo, per accontentarne la velleità di vestire la maglia del Barcellona. Un diniego che i Viola hanno chiarito sin dalle prime ore del DeadLineDay e che hanno meritevolmente confermato sino alla chiusura della porta dello Sheraton.
Infine è inevitabile accostarsi al Derby di Milano andando a scandagliare la programmazione che dovrà contraddistinguere le due squadre. Sul fronte Milan le attenzioni se le prende suo malgrado ancora una volta Rafa Leao. Il botta e risposta dei comunicati ha visto l’attaccante confermare la propria volontà (peraltro mai messa in discussione) di proseguire il suo rapporto professionale con i rossoneri. Più che i like sui social, che certamente avranno fatto piacere all’ambiente dei Campioni d’Italia, Paolo Maldini aspetta che arrivi un seguito fattuale a quelle parole “Chi voleva rinnovare ha rinnovato” che fino al momento della firma continueranno a rappresentare uno spauracchio (molto, molto lecito) nei pensieri di chi vuole bene al Milan. Che Leao sostituisca lo smartphone con una penna.
In casa Inter invece, per restare in tema stracittadina, si coccolano Hakan Calhanoglu. Anzitutto il rinnovo di contratto del turco diventa la prossima priorità della dirigenza nerazzurra in conseguenza ad un rendimento mostruoso dell’ex rossonero nel ruolo di regista, e poi perché la prospettiva di monetizzare con la cessione di Brozovic in estate non sarebbe più vista come una tragedia, tutt’altro. Oltre al già eletto Dumfries, proprio l’uscita del croato potrebbe rappresentare la chiave di volta economica dell’estate nerazzurra.
Fino a quando la proprietà resterà questa, per i tifosi dell’Inter individuare un pezzo pregiato da cedere, dovrà paradossalmente rappresentare una buona notizia. Marotta ed Ausilio (loro malgrado) sono già in stato d’allerta.