La Juve ha il dovere di difendersi anche contro i suoi stessi dirigenti. E che questo processo non diventi giustizia sommaria come Calciopoli. Quegli scrittori super parte(s)nopei

La radicalizzazione dello scontro attorno alla Juve coinvolge tutti. Coinvolge la Figc incapace di vedere da decenni il fenomeno delle plusvalenze, coinvolge la giustizia sportiva che nella smania di giudicare in fretta non si rende conto della bomba sociale che si innesca attorno a questo argomento: non può esserci altra giustizia sommaria dopo quella di Calciopoli, sarebbe inaccettabile. Coinvolge un giornale come Tuttosport fronte avanzato della difesa del popolo juventino. Coinvolge la politica con gli interventi di Abodi e di Malagò. La giustizia, quella vera, potrebbe rimanere stritolata fra le maglie di chi è pro e di chi è contro la Juve senza fare sconti a nessuno. Questo scontro non ha precedenti con quello consumato sulle ceneri di Calciopoli ma ne è la diretta, deflagrante continuazione. Nel dibattito ci finisce tutto: Nord, Sud, deontologia, giornalismo, tv, giustizia, tifo, interessi economici e politica. Ognuno vuole mettere becco nella vicenda. E si sprecano gli interventi di avvocati, come di scrittori vogliosi di pronunciare la loro lezioncina sull’argomento.

Un tifoso molto conosciuto a Napoli è lo scrittore Angelo Forgione che spalleggiato da altri personaggi improbabili si erge a dispensatore di verità assolute e di giudizi super partes. Forgione è uno scrittore che stimo, ma ha il vizietto di dimenticare quale sia il suo “pubblico di riferimento”. Si tratta di una platea di “adoratori” napoletani ai quali si rivolge in un rapporto esclusivo e simbiotico. Di più: lui è al servizio di Napoli con rivisitazioni storiche che trasformano Napoli nel luogo più bello dove vivere, con la storia più interessante alle spalle e con la cultura più vasta del globo. Vende fior di libri su questi argomenti. Non discuto, sarà certamente come sostiene lui, ma su questo lucra. Questo è il suo “bacino” di riferimento, ben definito e limitato, su cui guadagna soldi. Parlare bene di Napoli è il suo mantra. Non lo tradisce mai. Verrebbe da domandarsi dove sia la pluralità del pensiero, dove risiedano obiettività e coinvolgimento di idee diverse. Sorvoliamo. Mica vogliamo mettere in dubbio la sua professionalità. Per Forgione esiste solo Napoli e il Napoli e dal suo pulpito elevato dispensa patenti e giudizi a tutti su tutto. Partecipa con assoluta disinvoltura a trasmissioni condotte da tifosi cabarettisti travestiti da giornalisti o da pseudo scrittori senza fare una piega. Nessun imbarazzo. Quando si deve parlare bene del Napoli lui sa farlo con proprietà di linguaggio uscendo purificato da ogni argomento. Le critiche a De Laurentiis prima di questa meravigliosa stagione? Forgione non le ha mai fatte. Sono i tifosi poco accorti ad averle pronunciate ma saranno perdonati dopo ecumenica sgridatina. Mertens trattato male? Mai pensato da Forgione. Insomma non ne sbaglia una mettendosi sempre dalla parte della maggioranza (locale). Indole. Il sospetto che sia un po’ di parte decade appena sguaina il sorriso malandrino da gatto che ha appena mangiato un topo. Il suo è un atteggiamento super parte(s)nopeo. Intanto riaffermo alcuni concetti. In Italia non esiste un giornale super partes. Ogni giornale si rivolge a un proprio pubblico. Ogni giornalista ha il dovere di sentire le fonti e di elaborare opinioni. Ho scelto di entrare in una polemica specifica anche attraverso la mia pagina Facebook su questo argomento perché se non si fanno esempi veri non si potrà mai comprendere quanto sia distante la pretesa verità che si urla in determinati luoghi e l’assoluta distanza dall'obiettività di quegli stessi personaggi che la pretendono.

Paolo De Paola

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